Il blog
Hai mai sentito parlare dei blog? Sono diari in cui puoi raccontare le tue esperienze: una giornata particolare, un pensiero, ecc... Questo è il blog di chiarettah. Se preferisci puoi leggere i post di tutti in un'unica pagina.
chiarettah ha scritto 7 post nella categoria Pensieri
Pensieri...
scritto da chiarettah il 06/12/2019 alle 22:45
Quando mi trovo sola, nella mia stanza, sento che quelle quattro mura che mi circondano mi ascoltano in silenzio. Mi ascoltano e questo mi basta. Non mi rispondono, ma nel loro silenzio percepisco la loro attenzione, le mie parole che rimbombano e che si propagano nell'intonaco e nel calcestruzzo. Stringo forte il cuscino e mi addormento cullata dalla mia voce.
Quando sono di fronte a te, non ti vedo davvero. Vedo un volto senz'anima, di pietra, che si sgretola non appena il mio tono s'alza. Io rido, tu mi guardi. Sorrido, tu mi scruti. Abbasso la testa, così sei contento. La tua fissità butta i miei occhi al pavimento e cerco di raccoglierli con le dita, prima che quel tuo ghigno li sciolga. Intanto, nelle mie orbite vuote, cerco di ritornare fra le quelle quattro mura, col cuscino sempre stretto al mio petto. L'abbraccio loro è sempre stato più caldo del tuo: una volta avevi braccia, ora solo ortiche ricoperte di brina.
Quando sono di fronte a te, non ti vedo davvero. Vedo un volto senz'anima, di pietra, che si sgretola non appena il mio tono s'alza. Io rido, tu mi guardi. Sorrido, tu mi scruti. Abbasso la testa, così sei contento. La tua fissità butta i miei occhi al pavimento e cerco di raccoglierli con le dita, prima che quel tuo ghigno li sciolga. Intanto, nelle mie orbite vuote, cerco di ritornare fra le quelle quattro mura, col cuscino sempre stretto al mio petto. L'abbraccio loro è sempre stato più caldo del tuo: una volta avevi braccia, ora solo ortiche ricoperte di brina.
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Emozioni
scritto da chiarettah il 27/01/2019 alle 08:50
Ho sempre valutato le emozioni come qualcosa di completamente assurdo, problematico e irrazionale. Non sopportavo quando la gente si aggrappava esse per convincermi di qualcosa di palesemente sbagliato, quando provavano a manipolarmi, quando volevano farmi sentire in colpa.
Mi dicevo sempre che era così facile arrivare alla soluzione logica, senza farsi troppi problemi e paranoie su come "si sentiva l'altro" o su come "mi sentivo io".
Perfetto, prendete tutto ciò che ho scritto e dimenticatevelo.
Nel corso di questo anno ho capito quanto in realtà siano importanti le emozioni nella mia vita e nella vita di tutti.
Ho passato buona parte della mia adolescenza cercando di reprimere qualsiasi emozione, perché le consideravo come un ostacolo alla ragione. In realtà, erano più presenti di prima. Mentre la mia convinzione affermava di essere perfettamente controllata, i miei sentimenti gridavano a squarciagola "Facci uscire!!! Non abbiamo fatto nulla!!! Siamo parte di te!!!".
Ho continuato ufficialmente a negare e a rinnegare, però le mie azioni tradivano le mie parole. Ad esempio quando, durante una discussione, sentivo un'intensa rabbia, ma al tempo stesso il desiderio di armonia con la persona che avevo di fronte. Oppure quando mi ritrovavo (capita ancora oggi) a dare supporto emotivo ai miei amici, mentre affermava costantemente "io? Supporto emotivo? Ma che dici?". Ancora, quando una persona mi diceva "tu non sei mia amica" e io cercavo di nascondere tutto il mio dispiacere con un'espressione fredda e distaccata.
Dopo tutti questi atteggiamenti così contraddittori, mi sono ritrovata a dover riflettere su me stessa e sul modo in cui vedevo e vivevo le cose. Mi ero resa conto, dopo molto tempo, che per molto tempo mi sono autoimposta un atteggiamento che, in realtà, aveva solo lo scopo di proteggermi dagli altri e dalle loro cattiverie. L'ho dovuto fare dopo tanti avvenimenti negativi che mi avevano prosciugato, dopo un'infanzia costellata da tanti "Sei troppo sensibile, così non andrai da nessuna parte". Anche questo era contradditorio con la versione ufficiale del "Le emozioni? No grazie".
Avrei preferito ricevere dieci schiaffi che arrivare a tutto questo, perché non mi sono mai sentita così stupida. Autoimporsi un atteggiamento simile per farmi ancora del male? Eppure è possibile, farsi del male non è così difficile.
Penso che il mio essere sia come diviso in due parti: una più logica e razionale e l'altra più sensibile ed emotiva. Per troppo tempo ho ignorato la seconda, cercando di trasformarmi completamente nella prima: il risultato è quello che avete letto. Ho poi capito che l'una non può esistere senza l'altra, pena la completa dissoluzione di me stessa.
Ragione e sentimento sono parte di me e parte di tutti noi.
Dopo questo sproloquio, torno a perdermi nelle pagine di Anna Karenina.
Un abbraccio a tutti voi,
Chiara
Mi dicevo sempre che era così facile arrivare alla soluzione logica, senza farsi troppi problemi e paranoie su come "si sentiva l'altro" o su come "mi sentivo io".
Perfetto, prendete tutto ciò che ho scritto e dimenticatevelo.
Nel corso di questo anno ho capito quanto in realtà siano importanti le emozioni nella mia vita e nella vita di tutti.
Ho passato buona parte della mia adolescenza cercando di reprimere qualsiasi emozione, perché le consideravo come un ostacolo alla ragione. In realtà, erano più presenti di prima. Mentre la mia convinzione affermava di essere perfettamente controllata, i miei sentimenti gridavano a squarciagola "Facci uscire!!! Non abbiamo fatto nulla!!! Siamo parte di te!!!".
Ho continuato ufficialmente a negare e a rinnegare, però le mie azioni tradivano le mie parole. Ad esempio quando, durante una discussione, sentivo un'intensa rabbia, ma al tempo stesso il desiderio di armonia con la persona che avevo di fronte. Oppure quando mi ritrovavo (capita ancora oggi) a dare supporto emotivo ai miei amici, mentre affermava costantemente "io? Supporto emotivo? Ma che dici?". Ancora, quando una persona mi diceva "tu non sei mia amica" e io cercavo di nascondere tutto il mio dispiacere con un'espressione fredda e distaccata.
Dopo tutti questi atteggiamenti così contraddittori, mi sono ritrovata a dover riflettere su me stessa e sul modo in cui vedevo e vivevo le cose. Mi ero resa conto, dopo molto tempo, che per molto tempo mi sono autoimposta un atteggiamento che, in realtà, aveva solo lo scopo di proteggermi dagli altri e dalle loro cattiverie. L'ho dovuto fare dopo tanti avvenimenti negativi che mi avevano prosciugato, dopo un'infanzia costellata da tanti "Sei troppo sensibile, così non andrai da nessuna parte". Anche questo era contradditorio con la versione ufficiale del "Le emozioni? No grazie".
Avrei preferito ricevere dieci schiaffi che arrivare a tutto questo, perché non mi sono mai sentita così stupida. Autoimporsi un atteggiamento simile per farmi ancora del male? Eppure è possibile, farsi del male non è così difficile.
Penso che il mio essere sia come diviso in due parti: una più logica e razionale e l'altra più sensibile ed emotiva. Per troppo tempo ho ignorato la seconda, cercando di trasformarmi completamente nella prima: il risultato è quello che avete letto. Ho poi capito che l'una non può esistere senza l'altra, pena la completa dissoluzione di me stessa.
Ragione e sentimento sono parte di me e parte di tutti noi.
Dopo questo sproloquio, torno a perdermi nelle pagine di Anna Karenina.
Un abbraccio a tutti voi,
Chiara
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Pensieri #1
scritto da chiarettah il 20/04/2017 alle 15:37
Fin da piccola ho sempre amato la lettura. Ogni settimana, quando uscivo con mia madre, andavo ad una bancarella stracolma di libri. Compravo sempre qualcosa.
Poi, verso i dieci undici anni, ho attraversato un periodo orribile e tutt'ora ne porto le ferite e le cicatrici, pronte a rompersi in qualsiasi momento. Da quel momento mi sono allontanata da tutto, persino dai libri, le cose che amavo di più. Volevo restare sola con i miei problemi e questo mi ha portato a condurre una vita automatica, isolata. Alzati, vestiti, vai a scuola, mangia, studia, dormi.
Non riuscivo a distrarmi in nessun modo: troppi problemi.
Mi mancava la sensazione che la lettura provocava in me. Solo la lettura è capace di isolarti dal mondo e portarti in un'altra dimensione, vivere ed immaginare insieme ai personaggi della storia, viaggiare con la fantasia.
Eppure in quel momento non ci riuscivo.
Adesso le cose sono cambiate. Ci sono ancora dei problemi da risolvere, ma adesso non voglio più privarmi di cose belle come la lettura.
Poi, verso i dieci undici anni, ho attraversato un periodo orribile e tutt'ora ne porto le ferite e le cicatrici, pronte a rompersi in qualsiasi momento. Da quel momento mi sono allontanata da tutto, persino dai libri, le cose che amavo di più. Volevo restare sola con i miei problemi e questo mi ha portato a condurre una vita automatica, isolata. Alzati, vestiti, vai a scuola, mangia, studia, dormi.
Non riuscivo a distrarmi in nessun modo: troppi problemi.
Mi mancava la sensazione che la lettura provocava in me. Solo la lettura è capace di isolarti dal mondo e portarti in un'altra dimensione, vivere ed immaginare insieme ai personaggi della storia, viaggiare con la fantasia.
Eppure in quel momento non ci riuscivo.
Adesso le cose sono cambiate. Ci sono ancora dei problemi da risolvere, ma adesso non voglio più privarmi di cose belle come la lettura.
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Imparare ad apprezzarsi
scritto da chiarettah il 12/12/2016 alle 00:21
Un anno fa dovetti andare in chiesa con la mia professoressa di religione per aiutarla con la messa per noi alunni e professori. Ad un certo punto mi sedetti vicino a dei ragazzi, forse di qualche anno più giovani. Mi cominciarono a fare spazio, troppo spazio. Allora sentii che uno di loro disse ai suoi coetanei:-"Fate più spazio 'che questa è chiatta."-.
Tornai a casa e mi guardai allo specchio: in quel momento vedevo solo le mie gambe. Le vedevo enormi, mi chiedevo perché fossero così tozze. Da lì partì tutta una serie di complessi che riguardavano tutto il mio corpo e che mi rendevano ancora più insicura. Già lo ero a livello caratteriale...
"Perché ho queste occhiaie così evidenti?"
"Perché tutte le mie compagne hanno più seno rispetto a me?"
"Perché ho le gambe così grosse?"
"Perché sono così stupida?"
"Perché sono così incapace?"
Per fortuna non andai oltre ciò.
Recentemente ho deciso di affrontare queste mie insicurezze. Mi sono guardata allo specchio e ho visto una ragazza che ha spalle e torace minuti e fianchi un po' più larghi, ma allora? Cosa c'è di male, se la natura mi ha voluta così?
Ancora oggi sto cercando, piano piano, di imparare ad apprezzarmi e a migliorarmi. Non è semplice.
Tutto questo per dirvi che chi si basa sull'aspetto per giudicare una persona è solamente superficiale, incapace di comprendere quanto sia importante che è il nostro essere interiore la cosa principale.
Una persona che vi vuole bene ve ne vuole perché siete voi stessi.
Chiara
Tornai a casa e mi guardai allo specchio: in quel momento vedevo solo le mie gambe. Le vedevo enormi, mi chiedevo perché fossero così tozze. Da lì partì tutta una serie di complessi che riguardavano tutto il mio corpo e che mi rendevano ancora più insicura. Già lo ero a livello caratteriale...
"Perché ho queste occhiaie così evidenti?"
"Perché tutte le mie compagne hanno più seno rispetto a me?"
"Perché ho le gambe così grosse?"
"Perché sono così stupida?"
"Perché sono così incapace?"
Per fortuna non andai oltre ciò.
Recentemente ho deciso di affrontare queste mie insicurezze. Mi sono guardata allo specchio e ho visto una ragazza che ha spalle e torace minuti e fianchi un po' più larghi, ma allora? Cosa c'è di male, se la natura mi ha voluta così?
Ancora oggi sto cercando, piano piano, di imparare ad apprezzarmi e a migliorarmi. Non è semplice.
Tutto questo per dirvi che chi si basa sull'aspetto per giudicare una persona è solamente superficiale, incapace di comprendere quanto sia importante che è il nostro essere interiore la cosa principale.
Una persona che vi vuole bene ve ne vuole perché siete voi stessi.
Chiara
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Capelli e pensieri contorti
scritto da chiarettah il 30/06/2016 alle 02:21
Ciao a tutti. Da tempo non scrivo nel blog, ma stasera mi è venuto un lampo di genio e ho deciso di scrivere qualcosa.
Volevo parlarvi di una delle mie più grandi passioni: i capelli. Le persone che mi conoscono sia qui sia nella realtà sanno come sono fissata e quanto tempo io dedico nel curarli.
Partiamo dal principio: sono sempre stata una grandissima amante dei capelli lunghissimi, ma la genetica è stata cattiva con me e ha deciso di offrirmi dei capelli spettacolari. Quando ero piccola erano fini, pochi e di un colore indefinibile. Aggiungendo poi che mia madre mi costringeva a tagliarli spesso ("Perché così cresceranno più velocemente!") facendo il caschetto o scalandoli ("Perché risulteranno più voluminosi!"). Insomma, non ebbi mai capelli lunghi oltre il seno. Col tempo si scurirono ancora di più e arrivai ad un castano che io vedevo anonimo. Così decisi di fare la più grande cavolata capillifera di tutta la mia breve vita: lo Shatush (che per chi non sapesse cos'è, si tratta di una decolorazione che parte dalle lunghezze in giù). All'inizio andava tutto bene, i miei capelli sembravano resistere. Poi arrivò uno dei momenti più bui: la separazione dei miei genitori. Per stress e per grande menefreghismo cominciai a non curarmi. Non riuscivo a guardarmi allo specchio perché mi vedevo brutta, inutile. Mi vedevo come una delle cause della separazione. In quel periodo, oltre ad avere crisi nervose che comportavano alcuni problemi di salute, curavo poco me stessa e i miei capelli. Il mio aspetto esteriore mostrava come stavo dentro: male. Riguardo i capelli facevo tutto in maniera totalmente errata: usavo la spazzola come se fosse stata un aratro, strappandomi tutti i capelli, lavavo spesso perché li vedevo sempre grassi. In quel momento non me ne importava perché avevo altri pensieri per la testa.
Poi, un bel giorno, decisi di dire basta.Basta a tutti quei pensieri, basta occuparsi degli altri (che puntualmente mi tradivano alle spalle), basta pensare a quello che pensavano gli altri.
Era il momento di pensare a me stessa. Cominciai a curarmi di più, a coltivare passioni e a frequentare nuove persone che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Cominciai a curare i capelli come volevo io e non gli altri. Volevo essere io a scegliere perché fino ad allora ero condizionata dal giudizio degli altri.
Li tinsi prima di rosso e poi di nero (usando hennè). Adesso li curo molto e punto a farli crescere oltre la schiena, come ho sempre voluto.
Questo collegamento che ho fatto è strano. Credo però che i miei capelli siano stati la dimostrazione di molte cose che ho subito: il lasciarsi condizionare, lo stress, la lenta rinascita.
Oggi sto cercando di andare oltre a quello che subii due anni fa. Ne sto subendo ancora i danni ma un giorno spero di poter dire che ci ho posto una pietra sopra.
Ho ancora delle ferite aperte che piano piano si rimargineranno (spero il più presto possibile).
Continuerò ad andare avanti credendo nei miei ideali, cosa che spesso mi viene ostacolata (ma questa è un'altra storia). Continuerò ad amare i Beatles, a leggere, a frequentare i miei amici, a studiare, a leggere, ad occuparmi del Gomitolo, a vivere.
E niente, dovevo parlarvi dei capelli ma ho finito col parlare più di me. Ne avevo bisogno .
Se avete letto fino a qui complimenti, avente vinto questo pezzo di pizza .
Un salutino,
Chiara
Volevo parlarvi di una delle mie più grandi passioni: i capelli. Le persone che mi conoscono sia qui sia nella realtà sanno come sono fissata e quanto tempo io dedico nel curarli.
Partiamo dal principio: sono sempre stata una grandissima amante dei capelli lunghissimi, ma la genetica è stata cattiva con me e ha deciso di offrirmi dei capelli spettacolari. Quando ero piccola erano fini, pochi e di un colore indefinibile. Aggiungendo poi che mia madre mi costringeva a tagliarli spesso ("Perché così cresceranno più velocemente!") facendo il caschetto o scalandoli ("Perché risulteranno più voluminosi!"). Insomma, non ebbi mai capelli lunghi oltre il seno. Col tempo si scurirono ancora di più e arrivai ad un castano che io vedevo anonimo. Così decisi di fare la più grande cavolata capillifera di tutta la mia breve vita: lo Shatush (che per chi non sapesse cos'è, si tratta di una decolorazione che parte dalle lunghezze in giù). All'inizio andava tutto bene, i miei capelli sembravano resistere. Poi arrivò uno dei momenti più bui: la separazione dei miei genitori. Per stress e per grande menefreghismo cominciai a non curarmi. Non riuscivo a guardarmi allo specchio perché mi vedevo brutta, inutile. Mi vedevo come una delle cause della separazione. In quel periodo, oltre ad avere crisi nervose che comportavano alcuni problemi di salute, curavo poco me stessa e i miei capelli. Il mio aspetto esteriore mostrava come stavo dentro: male. Riguardo i capelli facevo tutto in maniera totalmente errata: usavo la spazzola come se fosse stata un aratro, strappandomi tutti i capelli, lavavo spesso perché li vedevo sempre grassi. In quel momento non me ne importava perché avevo altri pensieri per la testa.
Poi, un bel giorno, decisi di dire basta.Basta a tutti quei pensieri, basta occuparsi degli altri (che puntualmente mi tradivano alle spalle), basta pensare a quello che pensavano gli altri.
Era il momento di pensare a me stessa. Cominciai a curarmi di più, a coltivare passioni e a frequentare nuove persone che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Cominciai a curare i capelli come volevo io e non gli altri. Volevo essere io a scegliere perché fino ad allora ero condizionata dal giudizio degli altri.
Li tinsi prima di rosso e poi di nero (usando hennè). Adesso li curo molto e punto a farli crescere oltre la schiena, come ho sempre voluto.
Questo collegamento che ho fatto è strano. Credo però che i miei capelli siano stati la dimostrazione di molte cose che ho subito: il lasciarsi condizionare, lo stress, la lenta rinascita.
Oggi sto cercando di andare oltre a quello che subii due anni fa. Ne sto subendo ancora i danni ma un giorno spero di poter dire che ci ho posto una pietra sopra.
Ho ancora delle ferite aperte che piano piano si rimargineranno (spero il più presto possibile).
Continuerò ad andare avanti credendo nei miei ideali, cosa che spesso mi viene ostacolata (ma questa è un'altra storia). Continuerò ad amare i Beatles, a leggere, a frequentare i miei amici, a studiare, a leggere, ad occuparmi del Gomitolo, a vivere.
E niente, dovevo parlarvi dei capelli ma ho finito col parlare più di me. Ne avevo bisogno .
Se avete letto fino a qui complimenti, avente vinto questo pezzo di pizza .
Un salutino,
Chiara
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Come sarà alle medie ?
scritto da chiarettah il 25/08/2013 alle 15:31
Sai blog , e da un po' di tempo che sto pensando alla Scuola Media , perchè sono emozionatissima di cominciare un nuovo ciclo di studi !
Ma anche perchè , io alle elementari non avevo molte amiche , al massimo 2 o 3 .
Non so in cosa ho sbagliato , perchè tutti dicono che sono super simpatiche e cose del genere .
Ma , invece a ma mi sono sembrate un po' menefreghiste , perchè stanno sempre insieme , escono da sole , fanno quello che gli pare .
Però tra di loro sono amiche per la pelle , e quindi spero che alle medie avrò pure io un giro di amicizie , ...
Ciao , Chiara
Ma anche perchè , io alle elementari non avevo molte amiche , al massimo 2 o 3 .
Non so in cosa ho sbagliato , perchè tutti dicono che sono super simpatiche e cose del genere .
Ma , invece a ma mi sono sembrate un po' menefreghiste , perchè stanno sempre insieme , escono da sole , fanno quello che gli pare .
Però tra di loro sono amiche per la pelle , e quindi spero che alle medie avrò pure io un giro di amicizie , ...
Ciao , Chiara
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Il primo giorno d'estate !
scritto da chiarettah il 21/06/2013 alle 08:51
Che bello , alzarsi col sole alto nel cielo e non più con i nuvoloni, la pioggia . Ma con un bellissimo sole , che farà capolino quasi fino alle nove di sera (x la precisione fino alle 20:49) e non più con il buio pesto alle 4 di pomeriggio . Che bello andare al mare e fare tante cose che in inverno non potevamo fare perchè il tempo era brutto o eravamo ammalati .
Cosa pensate voi dell'estate ?
Io credo che sia una liberazione dalle cose stressanti , una stagione che ci regala un pò di sollievo e di relax !
Chiara
Cosa pensate voi dell'estate ?
Io credo che sia una liberazione dalle cose stressanti , una stagione che ci regala un pò di sollievo e di relax !
Chiara
"And anytime you feel the pain, Hey Jude refrain, don't carry the world upon your shoulders." (Hey Jude, The Beatles)
Blog sicuri
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