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Capelli e pensieri contorti
scritto da chiarettah il 30/06/2016 alle 02:21
Ciao a tutti. Da tempo non scrivo nel blog, ma stasera mi è venuto un lampo di genio e ho deciso di scrivere qualcosa.
Volevo parlarvi di una delle mie più grandi passioni: i capelli. Le persone che mi conoscono sia qui sia nella realtà sanno come sono fissata e quanto tempo io dedico nel curarli.
Partiamo dal principio: sono sempre stata una grandissima amante dei capelli lunghissimi, ma la genetica è stata cattiva con me e ha deciso di offrirmi dei capelli spettacolari. Quando ero piccola erano fini, pochi e di un colore indefinibile. Aggiungendo poi che mia madre mi costringeva a tagliarli spesso ("Perché così cresceranno più velocemente!") facendo il caschetto o scalandoli ("Perché risulteranno più voluminosi!"). Insomma, non ebbi mai capelli lunghi oltre il seno. Col tempo si scurirono ancora di più e arrivai ad un castano che io vedevo anonimo. Così decisi di fare la più grande cavolata capillifera di tutta la mia breve vita: lo Shatush (che per chi non sapesse cos'è, si tratta di una decolorazione che parte dalle lunghezze in giù). All'inizio andava tutto bene, i miei capelli sembravano resistere. Poi arrivò uno dei momenti più bui: la separazione dei miei genitori. Per stress e per grande menefreghismo cominciai a non curarmi. Non riuscivo a guardarmi allo specchio perché mi vedevo brutta, inutile. Mi vedevo come una delle cause della separazione. In quel periodo, oltre ad avere crisi nervose che comportavano alcuni problemi di salute, curavo poco me stessa e i miei capelli. Il mio aspetto esteriore mostrava come stavo dentro: male. Riguardo i capelli facevo tutto in maniera totalmente errata: usavo la spazzola come se fosse stata un aratro, strappandomi tutti i capelli, lavavo spesso perché li vedevo sempre grassi. In quel momento non me ne importava perché avevo altri pensieri per la testa.
Poi, un bel giorno, decisi di dire basta.Basta a tutti quei pensieri, basta occuparsi degli altri (che puntualmente mi tradivano alle spalle), basta pensare a quello che pensavano gli altri.
Era il momento di pensare a me stessa. Cominciai a curarmi di più, a coltivare passioni e a frequentare nuove persone che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Cominciai a curare i capelli come volevo io e non gli altri. Volevo essere io a scegliere perché fino ad allora ero condizionata dal giudizio degli altri.
Li tinsi prima di rosso e poi di nero (usando hennè). Adesso li curo molto e punto a farli crescere oltre la schiena, come ho sempre voluto.
Questo collegamento che ho fatto è strano. Credo però che i miei capelli siano stati la dimostrazione di molte cose che ho subito: il lasciarsi condizionare, lo stress, la lenta rinascita.
Oggi sto cercando di andare oltre a quello che subii due anni fa. Ne sto subendo ancora i danni ma un giorno spero di poter dire che ci ho posto una pietra sopra.
Ho ancora delle ferite aperte che piano piano si rimargineranno (spero il più presto possibile).
Continuerò ad andare avanti credendo nei miei ideali, cosa che spesso mi viene ostacolata (ma questa è un'altra storia). Continuerò ad amare i Beatles, a leggere, a frequentare i miei amici, a studiare, a leggere, ad occuparmi del Gomitolo, a vivere.
E niente, dovevo parlarvi dei capelli ma ho finito col parlare più di me. Ne avevo bisogno .
Se avete letto fino a qui complimenti, avente vinto questo pezzo di pizza .
Un salutino,
Chiara
Volevo parlarvi di una delle mie più grandi passioni: i capelli. Le persone che mi conoscono sia qui sia nella realtà sanno come sono fissata e quanto tempo io dedico nel curarli.
Partiamo dal principio: sono sempre stata una grandissima amante dei capelli lunghissimi, ma la genetica è stata cattiva con me e ha deciso di offrirmi dei capelli spettacolari. Quando ero piccola erano fini, pochi e di un colore indefinibile. Aggiungendo poi che mia madre mi costringeva a tagliarli spesso ("Perché così cresceranno più velocemente!") facendo il caschetto o scalandoli ("Perché risulteranno più voluminosi!"). Insomma, non ebbi mai capelli lunghi oltre il seno. Col tempo si scurirono ancora di più e arrivai ad un castano che io vedevo anonimo. Così decisi di fare la più grande cavolata capillifera di tutta la mia breve vita: lo Shatush (che per chi non sapesse cos'è, si tratta di una decolorazione che parte dalle lunghezze in giù). All'inizio andava tutto bene, i miei capelli sembravano resistere. Poi arrivò uno dei momenti più bui: la separazione dei miei genitori. Per stress e per grande menefreghismo cominciai a non curarmi. Non riuscivo a guardarmi allo specchio perché mi vedevo brutta, inutile. Mi vedevo come una delle cause della separazione. In quel periodo, oltre ad avere crisi nervose che comportavano alcuni problemi di salute, curavo poco me stessa e i miei capelli. Il mio aspetto esteriore mostrava come stavo dentro: male. Riguardo i capelli facevo tutto in maniera totalmente errata: usavo la spazzola come se fosse stata un aratro, strappandomi tutti i capelli, lavavo spesso perché li vedevo sempre grassi. In quel momento non me ne importava perché avevo altri pensieri per la testa.
Poi, un bel giorno, decisi di dire basta.Basta a tutti quei pensieri, basta occuparsi degli altri (che puntualmente mi tradivano alle spalle), basta pensare a quello che pensavano gli altri.
Era il momento di pensare a me stessa. Cominciai a curarmi di più, a coltivare passioni e a frequentare nuove persone che mi hanno dato grandi soddisfazioni.
Cominciai a curare i capelli come volevo io e non gli altri. Volevo essere io a scegliere perché fino ad allora ero condizionata dal giudizio degli altri.
Li tinsi prima di rosso e poi di nero (usando hennè). Adesso li curo molto e punto a farli crescere oltre la schiena, come ho sempre voluto.
Questo collegamento che ho fatto è strano. Credo però che i miei capelli siano stati la dimostrazione di molte cose che ho subito: il lasciarsi condizionare, lo stress, la lenta rinascita.
Oggi sto cercando di andare oltre a quello che subii due anni fa. Ne sto subendo ancora i danni ma un giorno spero di poter dire che ci ho posto una pietra sopra.
Ho ancora delle ferite aperte che piano piano si rimargineranno (spero il più presto possibile).
Continuerò ad andare avanti credendo nei miei ideali, cosa che spesso mi viene ostacolata (ma questa è un'altra storia). Continuerò ad amare i Beatles, a leggere, a frequentare i miei amici, a studiare, a leggere, ad occuparmi del Gomitolo, a vivere.
E niente, dovevo parlarvi dei capelli ma ho finito col parlare più di me. Ne avevo bisogno .
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