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Emozioni
scritto da chiarettah il 27/01/2019 alle 08:50
Ho sempre valutato le emozioni come qualcosa di completamente assurdo, problematico e irrazionale. Non sopportavo quando la gente si aggrappava esse per convincermi di qualcosa di palesemente sbagliato, quando provavano a manipolarmi, quando volevano farmi sentire in colpa.
Mi dicevo sempre che era così facile arrivare alla soluzione logica, senza farsi troppi problemi e paranoie su come "si sentiva l'altro" o su come "mi sentivo io".
Perfetto, prendete tutto ciò che ho scritto e dimenticatevelo.
Nel corso di questo anno ho capito quanto in realtà siano importanti le emozioni nella mia vita e nella vita di tutti.
Ho passato buona parte della mia adolescenza cercando di reprimere qualsiasi emozione, perché le consideravo come un ostacolo alla ragione. In realtà, erano più presenti di prima. Mentre la mia convinzione affermava di essere perfettamente controllata, i miei sentimenti gridavano a squarciagola "Facci uscire!!! Non abbiamo fatto nulla!!! Siamo parte di te!!!".
Ho continuato ufficialmente a negare e a rinnegare, però le mie azioni tradivano le mie parole. Ad esempio quando, durante una discussione, sentivo un'intensa rabbia, ma al tempo stesso il desiderio di armonia con la persona che avevo di fronte. Oppure quando mi ritrovavo (capita ancora oggi) a dare supporto emotivo ai miei amici, mentre affermava costantemente "io? Supporto emotivo? Ma che dici?". Ancora, quando una persona mi diceva "tu non sei mia amica" e io cercavo di nascondere tutto il mio dispiacere con un'espressione fredda e distaccata.
Dopo tutti questi atteggiamenti così contraddittori, mi sono ritrovata a dover riflettere su me stessa e sul modo in cui vedevo e vivevo le cose. Mi ero resa conto, dopo molto tempo, che per molto tempo mi sono autoimposta un atteggiamento che, in realtà, aveva solo lo scopo di proteggermi dagli altri e dalle loro cattiverie. L'ho dovuto fare dopo tanti avvenimenti negativi che mi avevano prosciugato, dopo un'infanzia costellata da tanti "Sei troppo sensibile, così non andrai da nessuna parte". Anche questo era contradditorio con la versione ufficiale del "Le emozioni? No grazie".
Avrei preferito ricevere dieci schiaffi che arrivare a tutto questo, perché non mi sono mai sentita così stupida. Autoimporsi un atteggiamento simile per farmi ancora del male? Eppure è possibile, farsi del male non è così difficile.
Penso che il mio essere sia come diviso in due parti: una più logica e razionale e l'altra più sensibile ed emotiva. Per troppo tempo ho ignorato la seconda, cercando di trasformarmi completamente nella prima: il risultato è quello che avete letto. Ho poi capito che l'una non può esistere senza l'altra, pena la completa dissoluzione di me stessa.
Ragione e sentimento sono parte di me e parte di tutti noi.
Dopo questo sproloquio, torno a perdermi nelle pagine di Anna Karenina.
Un abbraccio a tutti voi,
Chiara
Mi dicevo sempre che era così facile arrivare alla soluzione logica, senza farsi troppi problemi e paranoie su come "si sentiva l'altro" o su come "mi sentivo io".
Perfetto, prendete tutto ciò che ho scritto e dimenticatevelo.
Nel corso di questo anno ho capito quanto in realtà siano importanti le emozioni nella mia vita e nella vita di tutti.
Ho passato buona parte della mia adolescenza cercando di reprimere qualsiasi emozione, perché le consideravo come un ostacolo alla ragione. In realtà, erano più presenti di prima. Mentre la mia convinzione affermava di essere perfettamente controllata, i miei sentimenti gridavano a squarciagola "Facci uscire!!! Non abbiamo fatto nulla!!! Siamo parte di te!!!".
Ho continuato ufficialmente a negare e a rinnegare, però le mie azioni tradivano le mie parole. Ad esempio quando, durante una discussione, sentivo un'intensa rabbia, ma al tempo stesso il desiderio di armonia con la persona che avevo di fronte. Oppure quando mi ritrovavo (capita ancora oggi) a dare supporto emotivo ai miei amici, mentre affermava costantemente "io? Supporto emotivo? Ma che dici?". Ancora, quando una persona mi diceva "tu non sei mia amica" e io cercavo di nascondere tutto il mio dispiacere con un'espressione fredda e distaccata.
Dopo tutti questi atteggiamenti così contraddittori, mi sono ritrovata a dover riflettere su me stessa e sul modo in cui vedevo e vivevo le cose. Mi ero resa conto, dopo molto tempo, che per molto tempo mi sono autoimposta un atteggiamento che, in realtà, aveva solo lo scopo di proteggermi dagli altri e dalle loro cattiverie. L'ho dovuto fare dopo tanti avvenimenti negativi che mi avevano prosciugato, dopo un'infanzia costellata da tanti "Sei troppo sensibile, così non andrai da nessuna parte". Anche questo era contradditorio con la versione ufficiale del "Le emozioni? No grazie".
Avrei preferito ricevere dieci schiaffi che arrivare a tutto questo, perché non mi sono mai sentita così stupida. Autoimporsi un atteggiamento simile per farmi ancora del male? Eppure è possibile, farsi del male non è così difficile.
Penso che il mio essere sia come diviso in due parti: una più logica e razionale e l'altra più sensibile ed emotiva. Per troppo tempo ho ignorato la seconda, cercando di trasformarmi completamente nella prima: il risultato è quello che avete letto. Ho poi capito che l'una non può esistere senza l'altra, pena la completa dissoluzione di me stessa.
Ragione e sentimento sono parte di me e parte di tutti noi.
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