Consecutio temporum in latino
#9069
Il 18/11/2016 Laura di 15 anni ha scritto:
Buongiorno, qualcuno mi può spiegare il rapporto di contemporaneità, posteriorità e anteriorità in latino?La mia risposta:
Ciao!
I rapporti di temporalità in latino possono sembrare molto più difficile di quanto poi non risultano nel momento pratico del tradurre; la parte teorica sembra complessa, ma poi la traduzione viene naturale. Viene naturale perché la consecutio temporum, come dice il nome, non è che la concordanza dei tempi verbali, e per noi italiani è facile capirla, poiché ce l'abbiamo anche nella nostra lingua.
Facciamo un piccolo esempio in italiano, per capire meglio il concetto: 'io credo che tu abbia mangiato troppo'. I due verbi (della principale 'io credo' e della subordinata dichiarativa introdotta dal che) sono il primo all'indicativo e il secondo al congiuntivo, e questa specifica concordanza dei tempi è necessaria per esprimere il rapporto di temporalità.
La stessa cosa succede in latino; la concordanza verbale esprime, a seconda del modo e del tempo del verbo nella frase reggente e del modo e del tempo di quello della subordinata, il rapporto di contemporaneità, posteriorità o anteriorità.
Ora, prima di addentrarci nell'argomento... In latino bisogna distinguere i tempi principali da quelli storici. I tempi principale sono quelli che esprimono azioni del presente o del futuro, mentre quelli storici sono quelli che esprimono azioni del passato.
Il rapporto di contemporaneità indica che le due azioni (della principale e della subordinata) avvengano CONTEMPORANEAMENTE. Rifletti bene: questo significa che l'azione espressa dalla concordanza tra il verbo della principale e della reggente non debba essere necessariamente nel presente, ma anche nel passato; l'importante è che entrambe le azioni espresse dai due verbi avvengano nello stesso tempo. Esempio: 'nescio quid agas' = non so cosa tu faccia (non so = tempo presente, mondo indicativo. tu faccia = tempo presente, modo congiuntivo; come vedi i tempi sono entrambi al presente). Ma c'è rapporto di contemporaneità anche nella frase seguente: 'nesciebam quid ageres' = non sapevo cosa tu facessi. Anche qui c'è contemporaneità perché il verbo della principale è all'imperfetto, quindi è un verbo storico poiché del passato, mentre quello della subordinata è un congiuntivo imperfetto, anch'esso quindi un tempo storico. Il congiuntivo presente e imperfetto sono i due tempi che puoi trovare nella subordinata (in concordanza con un indicativo presente o imperfetto nella principale).
Il rapporto di anteriorità invece indica che l'azione espressa dal verbo della principale avviene nel presente, mentre quella della subordinata avviene nel passato (quindi la subordinata è al passato rispetto alla principale). Come vedi qui le due azioni avvengono in due tempi diversi, se quella della subordinata avviene nel passato, allora abbiamo l'anteriorità. Esempio: 'nescio (indicativo presente) quid iste fecerit (congiuntivo imperfetto)' = non so (tempo presente) che cosa costui abbia fatto (tempo passato).
Il rapporto di posteriorità indica che l'azione della principale avviene nel presente (o nel passato), mentre quella della subordinata avviene nel futuro rispetto alla principale. Esempio:
'nescio (presente) quid acturus sis (futuro espresso da perifrastica attiva con congiuntivo presente di sum)' = 'non so che cosa tu farai'. Ma va bene anche 'nesciebam (al passato) quid acturus esses (futuro espresso da perifrastica attiva con congiuntivo imperfetto di sum)' = non sapevo (passato) che cosa tu avresti fatto (futuro). Come vedi, in entrambi i casi il verbo della subordinata è al futuro rispetto a quello della principale.
Sintetizzando il tutto;
quando nella principale c'è un tempo principale (presente o futuro) avremo
- rapporto di contemporaneità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo presente [nescio quid agas = non so cosa tu faccia]
- rapporto di anteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è congiuntivo perfetto (secondo esempio con fecerit) [nescio quid egeris = non so cosa tu abbia fatto]
- rapporto di posteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è la perifrastica attiva con sim [nescio quid acturus sis = non so cosa farai]
quando nella principale c'è un tempo storico (del passato) avremo
- rapporto di contemporaneità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo imperfetto [nesciebam quid ageres = non sapevo che cosa facessi]
- rapporto di anteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo piuccheperfetto [nesciebam quid egisses = non sapevo che cosa tu avessi fatto]
- rapporto di posteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è perifrastica attiva con essem [nesciebam quid acturus esses = non sapevo che cosa avresti fatto]
Spero di essere stata abbastanza chiara! Per ulteriori informazioni, leggi questa pagina (da cui ho tratto qualche esempio):
https://it.wikipedia.org/wiki/Consecutio_temporum
Per ulteriori difficoltà, riscrivici pure. A presto!
I rapporti di temporalità in latino possono sembrare molto più difficile di quanto poi non risultano nel momento pratico del tradurre; la parte teorica sembra complessa, ma poi la traduzione viene naturale. Viene naturale perché la consecutio temporum, come dice il nome, non è che la concordanza dei tempi verbali, e per noi italiani è facile capirla, poiché ce l'abbiamo anche nella nostra lingua.
Facciamo un piccolo esempio in italiano, per capire meglio il concetto: 'io credo che tu abbia mangiato troppo'. I due verbi (della principale 'io credo' e della subordinata dichiarativa introdotta dal che) sono il primo all'indicativo e il secondo al congiuntivo, e questa specifica concordanza dei tempi è necessaria per esprimere il rapporto di temporalità.
La stessa cosa succede in latino; la concordanza verbale esprime, a seconda del modo e del tempo del verbo nella frase reggente e del modo e del tempo di quello della subordinata, il rapporto di contemporaneità, posteriorità o anteriorità.
Ora, prima di addentrarci nell'argomento... In latino bisogna distinguere i tempi principali da quelli storici. I tempi principale sono quelli che esprimono azioni del presente o del futuro, mentre quelli storici sono quelli che esprimono azioni del passato.
Il rapporto di contemporaneità indica che le due azioni (della principale e della subordinata) avvengano CONTEMPORANEAMENTE. Rifletti bene: questo significa che l'azione espressa dalla concordanza tra il verbo della principale e della reggente non debba essere necessariamente nel presente, ma anche nel passato; l'importante è che entrambe le azioni espresse dai due verbi avvengano nello stesso tempo. Esempio: 'nescio quid agas' = non so cosa tu faccia (non so = tempo presente, mondo indicativo. tu faccia = tempo presente, modo congiuntivo; come vedi i tempi sono entrambi al presente). Ma c'è rapporto di contemporaneità anche nella frase seguente: 'nesciebam quid ageres' = non sapevo cosa tu facessi. Anche qui c'è contemporaneità perché il verbo della principale è all'imperfetto, quindi è un verbo storico poiché del passato, mentre quello della subordinata è un congiuntivo imperfetto, anch'esso quindi un tempo storico. Il congiuntivo presente e imperfetto sono i due tempi che puoi trovare nella subordinata (in concordanza con un indicativo presente o imperfetto nella principale).
Il rapporto di anteriorità invece indica che l'azione espressa dal verbo della principale avviene nel presente, mentre quella della subordinata avviene nel passato (quindi la subordinata è al passato rispetto alla principale). Come vedi qui le due azioni avvengono in due tempi diversi, se quella della subordinata avviene nel passato, allora abbiamo l'anteriorità. Esempio: 'nescio (indicativo presente) quid iste fecerit (congiuntivo imperfetto)' = non so (tempo presente) che cosa costui abbia fatto (tempo passato).
Il rapporto di posteriorità indica che l'azione della principale avviene nel presente (o nel passato), mentre quella della subordinata avviene nel futuro rispetto alla principale. Esempio:
'nescio (presente) quid acturus sis (futuro espresso da perifrastica attiva con congiuntivo presente di sum)' = 'non so che cosa tu farai'. Ma va bene anche 'nesciebam (al passato) quid acturus esses (futuro espresso da perifrastica attiva con congiuntivo imperfetto di sum)' = non sapevo (passato) che cosa tu avresti fatto (futuro). Come vedi, in entrambi i casi il verbo della subordinata è al futuro rispetto a quello della principale.
Sintetizzando il tutto;
quando nella principale c'è un tempo principale (presente o futuro) avremo
- rapporto di contemporaneità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo presente [nescio quid agas = non so cosa tu faccia]
- rapporto di anteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è congiuntivo perfetto (secondo esempio con fecerit) [nescio quid egeris = non so cosa tu abbia fatto]
- rapporto di posteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è la perifrastica attiva con sim [nescio quid acturus sis = non so cosa farai]
quando nella principale c'è un tempo storico (del passato) avremo
- rapporto di contemporaneità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo imperfetto [nesciebam quid ageres = non sapevo che cosa facessi]
- rapporto di anteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è il congiuntivo piuccheperfetto [nesciebam quid egisses = non sapevo che cosa tu avessi fatto]
- rapporto di posteriorità rispetto alla principale se nella subordinata c'è perifrastica attiva con essem [nesciebam quid acturus esses = non sapevo che cosa avresti fatto]
Spero di essere stata abbastanza chiara! Per ulteriori informazioni, leggi questa pagina (da cui ho tratto qualche esempio):
https://it.wikipedia.org/wiki/Consecutio_temporum
Per ulteriori difficoltà, riscrivici pure. A presto!
Corin
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