Il blog
Hai mai sentito parlare dei blog? Sono diari in cui puoi raccontare le tue esperienze: una giornata particolare, un pensiero, ecc... Questo è il blog di DolceCuore. Se preferisci puoi leggere i post di tutti in un'unica pagina.
DolceCuore ha scritto 6 post nella categoria Pensieri
acre nostalgia immielita dal ricordo
scritto da DolceCuore il 12/12/2022 alle 23:27
Ciao blog,
è forse più di un anno che penso, con cadenza quasi quotidiana, di scriverti, ma tale pensiero mai sono riuscita a tramutarlo in atto concreto. È come se fossi un essere costantemente in potenza, impedito da se stesso a divenire atto. Comunque, non sono qui per aggiornarti sulla mia esistenza, che continuo a vivere stancamente (l'unico aggiornamento base che mi sento di dare è che ora studio lingue e letterature straniere/orientali - in particolare giapponese e tedesco), semplicemente nel pieno di uno dei miei soliti, profondi attacchi di nostalgia ho cercato Casa, e l'ho ritrovata nel Gomitolo. Nulla vale tanto quanto i ricordi dei momenti vissuti coi propri cari, con le persone a cui si vuole bene. E che bello essere ritornati qui durante il periodo natalizio ed essere accolti dal calore di alcuni di questi ricordi, dal calendario dell'avvento del Gomitolo che ogni anno vorrei non finisse mai, tanto serene sono le sensazioni ad esso legate. Tengo molto a queste rimembranze che suonano le corde del mio cuore generando dolorosa nostalgia, sono davvero una sorta di rifugio. Un po' perché l'essere umano ha questa forse innata tendenza a romanticizzare sempre il passato, un po' perché soffro i cambiamenti e temo presente e futuro, ma soprattutto perché custodirò sempre con grande cura nel mio cuore tutto ciò che in questo sito è stato fatto per me. Ricordo quando osservavo la famiglia che abitava questa grande casa dall'esterno, dalle piccole finestre delle rubriche o di altre sezioni a cui però allora non potevo accedere. E ad occhi aperti sognavo di interagire con tutte quelle persone (buffo e triste è pensare come a volte lo faccia tuttora nella vita reale)... fino a quando quel sognare ad occhi aperti è divenuto realtà. Sono grata per tutto ciò che ho vissuto qui, per il fatto di essere sempre stata accolta a braccia aperte, per l'aiuto ricevuto da tante persone. Mi dispiace per le mie assenze, diventate sempre più frequenti e silenziose nel corso degli anni. Non sono giustificabili ovviamente, ma ci tenevo a chiedere scusa.
Discorsi a metà tra l'agrodolce, il melenso e il dolceamaro a parte, non vedo l'ora di attendere e festeggiare il Natale - o in generale di vivere questi giorni di festa o vacanza - con il Gomitolo, con tutti i fili!!
Un abbraccio
è forse più di un anno che penso, con cadenza quasi quotidiana, di scriverti, ma tale pensiero mai sono riuscita a tramutarlo in atto concreto. È come se fossi un essere costantemente in potenza, impedito da se stesso a divenire atto. Comunque, non sono qui per aggiornarti sulla mia esistenza, che continuo a vivere stancamente (l'unico aggiornamento base che mi sento di dare è che ora studio lingue e letterature straniere/orientali - in particolare giapponese e tedesco), semplicemente nel pieno di uno dei miei soliti, profondi attacchi di nostalgia ho cercato Casa, e l'ho ritrovata nel Gomitolo. Nulla vale tanto quanto i ricordi dei momenti vissuti coi propri cari, con le persone a cui si vuole bene. E che bello essere ritornati qui durante il periodo natalizio ed essere accolti dal calore di alcuni di questi ricordi, dal calendario dell'avvento del Gomitolo che ogni anno vorrei non finisse mai, tanto serene sono le sensazioni ad esso legate. Tengo molto a queste rimembranze che suonano le corde del mio cuore generando dolorosa nostalgia, sono davvero una sorta di rifugio. Un po' perché l'essere umano ha questa forse innata tendenza a romanticizzare sempre il passato, un po' perché soffro i cambiamenti e temo presente e futuro, ma soprattutto perché custodirò sempre con grande cura nel mio cuore tutto ciò che in questo sito è stato fatto per me. Ricordo quando osservavo la famiglia che abitava questa grande casa dall'esterno, dalle piccole finestre delle rubriche o di altre sezioni a cui però allora non potevo accedere. E ad occhi aperti sognavo di interagire con tutte quelle persone (buffo e triste è pensare come a volte lo faccia tuttora nella vita reale)... fino a quando quel sognare ad occhi aperti è divenuto realtà. Sono grata per tutto ciò che ho vissuto qui, per il fatto di essere sempre stata accolta a braccia aperte, per l'aiuto ricevuto da tante persone. Mi dispiace per le mie assenze, diventate sempre più frequenti e silenziose nel corso degli anni. Non sono giustificabili ovviamente, ma ci tenevo a chiedere scusa.
Discorsi a metà tra l'agrodolce, il melenso e il dolceamaro a parte, non vedo l'ora di attendere e festeggiare il Natale - o in generale di vivere questi giorni di festa o vacanza - con il Gomitolo, con tutti i fili!!
Un abbraccio
Un consiglio
scritto da DolceCuore il 29/01/2019 alle 02:06
Vorrei, a quest'ora della notte, dare un consiglio a tutti noi, me compresa.
Di fronte alle ingiustizie, non chiudiamo gli occhi. Apriamoli, spalanchiamoli.
Di fronte a scene inaccettabili e azioni indicibilmente violente, non voltiamoci tacendo. Parliamone, chiediamo aiuto, urliamo.
Di fronte al dolore altrui, non mostriamoci freddi e egocentrici. Corriamo incontro all'altro, abbracciamolo se vuole, confortiamolo, offriamogli una spalla su cui piangere, un caldo sorriso, una parola di speranza.
Di fronte al nostro dolore, abbandoniamo il fuorviante pensiero che ci spinge sempre più a fare una vera e propria classifica tra le varie sofferenze esistenti nel mondo. Non esiste una gerarchia di dolori. L'abbiamo creata noi, ma è una pura chimera che non può che distruggerci a poco a poco. È deleteria.
Dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto, se ne abbiamo bisogno, così come dobbiamo avere il coraggio di aiutare l'altro, se ne ha bisogno.
Per favore, smettiamola di tentare di seppellire nel lancinante silenzio il dolore - sia il nostro che quello altrui. Apriamo gli occhi: siamo tutti sulla stessa barca. Ciò che ci accomuna è la sofferenza. Perché tentare di nasconderlo? Sì, tutti soffriamo e tutti abbiamo il diritto di chiedere aiuto e di essere aiutati.
Quindi - e concludo qui perché probabilmente questi miei pensieri non hanno alcun senso - apriamo gli occhi. E con essi anche il cuore. Apriamoli a noi e agli altri.
Per favore, non esitiamo ad aiutare l'altro, non esitiamo ad essere l'ancora di salvezza altrui, la luce nella fitta oscurità della vita.
Doniamoci agli altri.
E smettiamola di essere ciechi.
Di fronte alle ingiustizie, non chiudiamo gli occhi. Apriamoli, spalanchiamoli.
Di fronte a scene inaccettabili e azioni indicibilmente violente, non voltiamoci tacendo. Parliamone, chiediamo aiuto, urliamo.
Di fronte al dolore altrui, non mostriamoci freddi e egocentrici. Corriamo incontro all'altro, abbracciamolo se vuole, confortiamolo, offriamogli una spalla su cui piangere, un caldo sorriso, una parola di speranza.
Di fronte al nostro dolore, abbandoniamo il fuorviante pensiero che ci spinge sempre più a fare una vera e propria classifica tra le varie sofferenze esistenti nel mondo. Non esiste una gerarchia di dolori. L'abbiamo creata noi, ma è una pura chimera che non può che distruggerci a poco a poco. È deleteria.
Dobbiamo avere il coraggio di chiedere aiuto, se ne abbiamo bisogno, così come dobbiamo avere il coraggio di aiutare l'altro, se ne ha bisogno.
Per favore, smettiamola di tentare di seppellire nel lancinante silenzio il dolore - sia il nostro che quello altrui. Apriamo gli occhi: siamo tutti sulla stessa barca. Ciò che ci accomuna è la sofferenza. Perché tentare di nasconderlo? Sì, tutti soffriamo e tutti abbiamo il diritto di chiedere aiuto e di essere aiutati.
Quindi - e concludo qui perché probabilmente questi miei pensieri non hanno alcun senso - apriamo gli occhi. E con essi anche il cuore. Apriamoli a noi e agli altri.
Per favore, non esitiamo ad aiutare l'altro, non esitiamo ad essere l'ancora di salvezza altrui, la luce nella fitta oscurità della vita.
Doniamoci agli altri.
E smettiamola di essere ciechi.
Self-hatred
scritto da DolceCuore il 02/06/2018 alle 11:42
Un'ignota massa informe
ti strappa dalla vita
e dentro di te si addorme.
Spezza ogni legame:
«soccombi, soccombi,
o serva delle mie brame.»
Nei luoghi più reconditi
del tuo io
lei, imperturbabile: «chiuditi,
chiuditi, o serva delle mie brame:
la tua luce diverrà presto buio,
entrerai nel mio reame.
E pugnalata dopo pugnalata
infonde in te rifiuto, rancore,
acredine; verrà annientato l’Amore,
dopo che ti sarai coricata.
Fuggire è inutile, lo sai.
Inerte, ti abissi nella vergogna,
di tutto ti abbufferai
per colmare ciò che colmare non bisogna.
Sgomento e angoscia,
timore del passato e del futuro,
della vita e della morte,
della luce e del buio semioscuro.
Un eterno incubo senza fine,
dove l’odio regna sovrano,
e nessuno può prenderti per mano.
Così vittimista, così patetica,
persino l’ombra tua ti evita.
Ma con il tempo niente
può essere senza divenire:
e tu, morente,
soccomberai senza poter agire.
ti strappa dalla vita
e dentro di te si addorme.
Spezza ogni legame:
«soccombi, soccombi,
o serva delle mie brame.»
Nei luoghi più reconditi
del tuo io
lei, imperturbabile: «chiuditi,
chiuditi, o serva delle mie brame:
la tua luce diverrà presto buio,
entrerai nel mio reame.
E pugnalata dopo pugnalata
infonde in te rifiuto, rancore,
acredine; verrà annientato l’Amore,
dopo che ti sarai coricata.
Fuggire è inutile, lo sai.
Inerte, ti abissi nella vergogna,
di tutto ti abbufferai
per colmare ciò che colmare non bisogna.
Sgomento e angoscia,
timore del passato e del futuro,
della vita e della morte,
della luce e del buio semioscuro.
Un eterno incubo senza fine,
dove l’odio regna sovrano,
e nessuno può prenderti per mano.
Così vittimista, così patetica,
persino l’ombra tua ti evita.
Ma con il tempo niente
può essere senza divenire:
e tu, morente,
soccomberai senza poter agire.
Giornata Mondiale della Poesia (21.03.2018)
scritto da DolceCuore il 25/03/2018 alle 13:10
[Avevo scritto questo testo il 21 marzo ma per qualche strano motivo non sono riuscita ad inviarlo al blog. Ci riprovo.]
Oggi, 21 Marzo 2018, è la Giornata Mondiale della Poesia.
Equinozio di Primavera e giornata della Poesia. Non è un connubio perfetto? È grazie alle vene, cioè i versi, della Poesia che gli uomini da sempre hanno potuto esprimere la propria interiorità, intimità, anima; La Bellezza, la Passione e il Dolore che scorrono nel sangue di ognuno di noi.
La Poesia ha il potere straordinario di far Sbocciare le persone, di rendere un piccolo seme - all’apparenza insignificante - una rosa. Una rosa tanto bella quarto spinosa. Tanto perfetta quarto imperfetta. Tanto maestosa quanto fragile.
E in ognuno di noi c’è quel seme (Leopardi, come scrive Alessandro D’Avenia nel suo libro “L’arte di essere fragili - come Leopardi può salvarti la vita”, lo sapeva benissimo), dobbiamo solo prendercene cura, amarlo, nutrirlo, farlo crescere, farlo trasformare in una Rosa. Tutto dipende da noi, dalla nostra visione del mondo, dalla nostra curiosità, dalla nostra capacità di cogliere e accogliere la Bellezza e coltivarla.
Quest’anno, inoltre, si festeggiano i 200 anni dalla pubblicazione di quella folgorante poesia intitolata “Infinito”, scritta proprio da te, Giacomo (permettetemi di parlare, anzi di scrivere, come se mi stessi rivolgendo a lui), uomo e poeta che è stato (e lo è ancora nei nostri cuori) “predatore di felicità” e che non si è mai arreso di fronte alla vita, non è mai sfuggito da essa, nonostante sia stato scorticato, abbattuto, deluso, schiacciato dalla vita stessa.
Io ancora mi chiedo come tu abbia fatto, caro Giacomo, ad amare così tanto la vita, questa vita che con la sua forza di gravità ci opprime, schiaccia, ci fa soccombere, soffrire... e sicuramente le parole di una delle persone che più stimo a questo mondo e che sono contenute nel libro precedentemente citato mi hanno aiutata a comprenderti meglio. Quando ti conobbi in terza media mi innamorai di te, poeta che, ahimè, venne dipinto dalla mia professoressa come un “pessimista cronico”, che odiava la vita ed era costantemente arrabbiato con la Natura. Eppure dai tuoi versi traspare qualcosa di più grande, di più importante, di più Bello, di più profondo... e io questo lo percepivo, benché non mi sia mai venuto in mente di approfondire le mie conoscenze e di conoscerti meglio. Ma, purtroppo, erano tempi bui, quelli, tempi dolorosi durante i quali ho trovato un po’ di conforto nei tuoi versi da “poeta pessimista” (ora non ti credo più pessimista - d’altronde, come fa ad essere pessimista un predatore di felicità?). Ti ho poi un po’ abbandonato e verso la fine dell’anno scorso, grazie alla lettura del penultimo libro scritto da Alessandro D’Avenia e di una tua biografia scritta da Iris Origo, ho potuto conoscerti davvero. E piangere e gioire e emozionarmi e arrabbiarmi e pensare e agitarmi. Sì, i tuoi versi hanno questi effetti. Sei incredibile, Giacomo, davvero. Ho letto i versi di tanti poeti, ma nessuno di questi mi ha mai toccato nel profondo come i tuoi.
Forse se ”L’arte di essere fragili” (libro che, ripeto, ha avuto ed ha tuttora un ruolo di fondamentale importanza nella mia vita e senza il quale, Giacomo, non avrei potuto conoscerti a fondo) fosse uscito un po’ prima, nel 2014, mi avrebbe sicuramente aiutata a superare un “malessere” di cui porto i segni tuttora, ma dopotutto sono contenta, Giacomo, di averti conosciuto davvero solo poco tempo fa... Insomma, meglio tardi che mai, no?
Tornando alla Giornata della Poesia, beh, mi auguro che la vita di chiunque leggerà queste parole sia accompagnata dalla Poesia, che è amore, libertà, dolore, passione, bellezza, felicità, infinito.
Buona giornata della Poesia a tutti!
-Michela.
Oggi, 21 Marzo 2018, è la Giornata Mondiale della Poesia.
Equinozio di Primavera e giornata della Poesia. Non è un connubio perfetto? È grazie alle vene, cioè i versi, della Poesia che gli uomini da sempre hanno potuto esprimere la propria interiorità, intimità, anima; La Bellezza, la Passione e il Dolore che scorrono nel sangue di ognuno di noi.
La Poesia ha il potere straordinario di far Sbocciare le persone, di rendere un piccolo seme - all’apparenza insignificante - una rosa. Una rosa tanto bella quarto spinosa. Tanto perfetta quarto imperfetta. Tanto maestosa quanto fragile.
E in ognuno di noi c’è quel seme (Leopardi, come scrive Alessandro D’Avenia nel suo libro “L’arte di essere fragili - come Leopardi può salvarti la vita”, lo sapeva benissimo), dobbiamo solo prendercene cura, amarlo, nutrirlo, farlo crescere, farlo trasformare in una Rosa. Tutto dipende da noi, dalla nostra visione del mondo, dalla nostra curiosità, dalla nostra capacità di cogliere e accogliere la Bellezza e coltivarla.
Quest’anno, inoltre, si festeggiano i 200 anni dalla pubblicazione di quella folgorante poesia intitolata “Infinito”, scritta proprio da te, Giacomo (permettetemi di parlare, anzi di scrivere, come se mi stessi rivolgendo a lui), uomo e poeta che è stato (e lo è ancora nei nostri cuori) “predatore di felicità” e che non si è mai arreso di fronte alla vita, non è mai sfuggito da essa, nonostante sia stato scorticato, abbattuto, deluso, schiacciato dalla vita stessa.
Io ancora mi chiedo come tu abbia fatto, caro Giacomo, ad amare così tanto la vita, questa vita che con la sua forza di gravità ci opprime, schiaccia, ci fa soccombere, soffrire... e sicuramente le parole di una delle persone che più stimo a questo mondo e che sono contenute nel libro precedentemente citato mi hanno aiutata a comprenderti meglio. Quando ti conobbi in terza media mi innamorai di te, poeta che, ahimè, venne dipinto dalla mia professoressa come un “pessimista cronico”, che odiava la vita ed era costantemente arrabbiato con la Natura. Eppure dai tuoi versi traspare qualcosa di più grande, di più importante, di più Bello, di più profondo... e io questo lo percepivo, benché non mi sia mai venuto in mente di approfondire le mie conoscenze e di conoscerti meglio. Ma, purtroppo, erano tempi bui, quelli, tempi dolorosi durante i quali ho trovato un po’ di conforto nei tuoi versi da “poeta pessimista” (ora non ti credo più pessimista - d’altronde, come fa ad essere pessimista un predatore di felicità?). Ti ho poi un po’ abbandonato e verso la fine dell’anno scorso, grazie alla lettura del penultimo libro scritto da Alessandro D’Avenia e di una tua biografia scritta da Iris Origo, ho potuto conoscerti davvero. E piangere e gioire e emozionarmi e arrabbiarmi e pensare e agitarmi. Sì, i tuoi versi hanno questi effetti. Sei incredibile, Giacomo, davvero. Ho letto i versi di tanti poeti, ma nessuno di questi mi ha mai toccato nel profondo come i tuoi.
Forse se ”L’arte di essere fragili” (libro che, ripeto, ha avuto ed ha tuttora un ruolo di fondamentale importanza nella mia vita e senza il quale, Giacomo, non avrei potuto conoscerti a fondo) fosse uscito un po’ prima, nel 2014, mi avrebbe sicuramente aiutata a superare un “malessere” di cui porto i segni tuttora, ma dopotutto sono contenta, Giacomo, di averti conosciuto davvero solo poco tempo fa... Insomma, meglio tardi che mai, no?
Tornando alla Giornata della Poesia, beh, mi auguro che la vita di chiunque leggerà queste parole sia accompagnata dalla Poesia, che è amore, libertà, dolore, passione, bellezza, felicità, infinito.
Buona giornata della Poesia a tutti!
-Michela.
L'uomo - Pensieri
scritto da DolceCuore il 25/06/2017 alle 20:43
Curioso – vero Blog? – il fatto che l'uomo,
nonostante tutte le sue sicurezze,
nonostante abbia un tetto sotto cui vivere,
nonostante abbia da mangiare e da bere,
nonostante abbia una famiglia che gli vuole bene,
nonostante abbia degli amici sempre vicino a lui,
insomma:
nonostante abbia ogni giorno mille motivi per sorridere,
continui a vedere tutto nero,
a lamentarsi per ogni piccolezza:
per un corpo ai suoi occhi non particolarmente bello,
per un lavoro per lui troppo pesante,
per le, a suo parere, troppe ore di studio,
per il dover convivere ogni giorno con persone della sua età e specie magari non particolarmente simpatiche,
per tutto.
E pensare che ci vuole così poco per liberarsi di tutto il buio che l'opprime,
che lo fa star male,
che lo spinge, a sua insaputa, a trattare gli altri male,
che non gli permette di vivere appieno la vita..
Ma ci vuole davvero "così poco"?
Talvolta nella vita incontriamo ostacoli che ci paiono insormontabili,
ma che non lo sono
e ostacoli che ci paiono insormontabili,
ma che in realtà lo sono
e ci infettano,
ci infettano più di qualsiasi altra malattia.
E quando l'uomo li incontra, che può fare?
Nulla.
Abbandonarsi a quella misera – lo è davvero? – speranza
di guarire.
nonostante tutte le sue sicurezze,
nonostante abbia un tetto sotto cui vivere,
nonostante abbia da mangiare e da bere,
nonostante abbia una famiglia che gli vuole bene,
nonostante abbia degli amici sempre vicino a lui,
insomma:
nonostante abbia ogni giorno mille motivi per sorridere,
continui a vedere tutto nero,
a lamentarsi per ogni piccolezza:
per un corpo ai suoi occhi non particolarmente bello,
per un lavoro per lui troppo pesante,
per le, a suo parere, troppe ore di studio,
per il dover convivere ogni giorno con persone della sua età e specie magari non particolarmente simpatiche,
per tutto.
E pensare che ci vuole così poco per liberarsi di tutto il buio che l'opprime,
che lo fa star male,
che lo spinge, a sua insaputa, a trattare gli altri male,
che non gli permette di vivere appieno la vita..
Ma ci vuole davvero "così poco"?
Talvolta nella vita incontriamo ostacoli che ci paiono insormontabili,
ma che non lo sono
e ostacoli che ci paiono insormontabili,
ma che in realtà lo sono
e ci infettano,
ci infettano più di qualsiasi altra malattia.
E quando l'uomo li incontra, che può fare?
Nulla.
Abbandonarsi a quella misera – lo è davvero? – speranza
di guarire.
Un cielo senza luci.
scritto da DolceCuore il 24/04/2016 alle 17:27
Ti cadde una lacrima,
e piangesti.
Tu, raggio circondato da ombre.
I pesi della vita sulle spalle.
Pesavano.
Ma hai sopportato. Hai lottato.
Perdendo.
Ti richiudesti in una scatola.
Era nera e fredda.
Mascheravi i tuoi sentimenti con l'impassibilità.
Dimenticai cosa fosse il sorriso.
Poi crollasti. E piangesti.
Dimenticasti come sognare.
Cosa sognavo?
Non lo so, dormivo e basta.
Sei nato raggio, stai vivendo nel buio.
Non sono più abituato alla luce.
Ti sei vestito dell'incertezza, del pessimismo, dell'oscurità, consumando così la tua luce.
Almeno ero vestito.
Ma non è ancora spenta, che aspetti?
Nulla. Non aspetto nulla.
Ti sei coperto col nulla. Eri il nulla. Ma lo sei ancora?
Non lo so.
Se le stelle non brillano più, prova tu per primo a brillare, accenderai le altre.
Ma io non brillo più.
Sono un cielo senza stelle.
Sono un cielo a luci spente.
e piangesti.
Tu, raggio circondato da ombre.
I pesi della vita sulle spalle.
Pesavano.
Ma hai sopportato. Hai lottato.
Perdendo.
Ti richiudesti in una scatola.
Era nera e fredda.
Mascheravi i tuoi sentimenti con l'impassibilità.
Dimenticai cosa fosse il sorriso.
Poi crollasti. E piangesti.
Dimenticasti come sognare.
Cosa sognavo?
Non lo so, dormivo e basta.
Sei nato raggio, stai vivendo nel buio.
Non sono più abituato alla luce.
Ti sei vestito dell'incertezza, del pessimismo, dell'oscurità, consumando così la tua luce.
Almeno ero vestito.
Ma non è ancora spenta, che aspetti?
Nulla. Non aspetto nulla.
Ti sei coperto col nulla. Eri il nulla. Ma lo sei ancora?
Non lo so.
Se le stelle non brillano più, prova tu per primo a brillare, accenderai le altre.
Ma io non brillo più.
Sono un cielo senza stelle.
Sono un cielo a luci spente.
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