Fiabe e racconti
A Gomitolandia, l'anno proseguiva normalmente...
Sofia andava a scuola, come al solito.
Tutto era assolutamente normale.
Fino a un giorno.
Eh sì.
Quel giorno cambiò tutto.
Quel giorno restò impresso a vita nella memoria di tutti coloro che
vissero qull'episodio.
Cominciò tutto in un attimo, senza che Sofia potesse rendersene conto.
Sofia stava andando a scuola e capì che quella giornata scolastica non sarebbe stata il massimo quando, avvicinandosi alla sua classe, quell'antipatico di Orco cominciò come al solito a canzonarla, richiamandola perché il giorno prima durante la lezione di geometria aveva la testa tra le nuvole.
-Argh, quell'orco - bofonchiò tra sé e sé Sofia. - Certo che il nome è perfetto. Peccato che non sia vero, che sia solo un soprannome...- In realtà infatti Orco si chiamava Maurizio Giuseppe Adolfo Patrizio Riccardo Nicola Andrea Bernardo, ma tutti ormai lo chiamavano con quel soprannome per via della voce un po' roca e della corporatura tozza e massiccia.
Accanto a lui c'era Prugna, che la stuzzicava ancora di più, con quel suo sorrisetto. Era quello, che Sofia non riusciva a sopportare. Il sorrisetto ironico, un po' scettico, con gli occhi fissi su di lei, che la faceva innervosire. Ma meglio non parlare di Prugna.
Nessuno sapeva quale fosse il vero nome di Prugna. Si faceva chiamare così e basta. Ma quella Prugna, secondo Sofia, non era una semplice ragazzina. Era qualcosa di più. Una giovane strega. Una prugna versione umana-diabolica. Qualsiasi essere fosse, Sofia era convinta che quella conoscenza non le avrebbe portato niente di buono.
Entrati in classe, Sofia si sedette al suo posto, vicino ad Alessia. Lei sì che era una ragazzina per bene... per fortuna. Niente che la facesse somigliare ad un orco o ad una prugna. Meglio così, Sofia ne aveva abbastanza di strane creature.
-Aprite il vostro quaderno e ricopiate le divisioni con la prova sulla lavagna. Eseguitele, e venite a farmele correggere.
Sofia detestava anche il tono perfettino della professoressa di aritmetica. Lo aveva capito che quella giornata sarebbe andata storta.
Finalmente, dopo sospiri annoiati e rapide occhiate preoccupate all'orologio, la ragazzina finì le operazioni.
Andò alla cattedra e pochi secondi dopo che ebbe consegnato il quaderno si udì uno strillo dalla professoressa.
-Sofia, nel 14 il 9 entra una volta sola, non due, mettici una bella ics e rifai l'operazione!
Sofia ritornò al suo posto accanto ad Alessia, ma le risuonavano in testa le parole della professoressa.
-Mettici una bella ics... Mettici una bella ics... una bella ics... una bella ics... bella ics... bella ics...
Pian piano cominciò a riecheggiare solo la parola "ics" nella confusa testa di Sofia.
-Ics... ics... ics... ics... ics... ics... ics...
Sofia decise finalmente di agire, e mise sull'operazione scorretta una ics.
Agli occhi di Sofia, la ics si sollevò dal foglio e cominciò a volare davanti ai suoi occhi. Lei la fissava ad occhi e bocca spalancati.
Il resto della classe non sembrava essersi accorto di nulla e solo Alessia, alla sua sinistra, fingeva di svolgere le operazioni, ma ogni tanto guardava a bocca mezza spalancata la ics volteggiare per aria.
Sofia non sapeva cosa stesse succedendo.
Ed ecco che al momento meno opportuno...
suonò la campanella della ricreazione!
Tutti correvano per l'aula, e Sofia, poverina, non sapeva che fare con quella ics che continuava a volteggiare davanti a lei!
Alla fine, fece di fretta, e se la mise in tasca.
Mentre toccava la ics, sentì una strana senzazione... come di fresco.
Sofia per non dare troppo nell'occhio corse in cortile con tutta la classe, ma appena arrivata si appartò sotto un albero, un famoso albero.
Quell'albero si affacciava su un campo di fiori grandissimo, con uno strano fiore, simile ad un'orchidea, ma nessuno aveva il coraggio di entrare perché era custodito da una persona misteriosa di cui non si sapeva nulla.
Indossava sempre un mantello lunghissimo, anche d'estate, e per questo nessuno era riuscito a vederla, non si sapeva neanche se avesse la carnagione di colore bianca o nera. Ma, dal mantello, si intravedevano dei colori scuri..
In quel momento la persona misteriosa non c'era, ma nessuno aveva comunque il coraggio di entrare nel campo.
Sofia dopo aver contemplato a lungo il campo misterioso si rese conto che il tempo passava e presto la ricreazione sarebbe finita, così decise di tirare fuori la strana ics volteggiante e di capirne di più.
Infilò la mano nella tasca e sentì di nuovo quella sensazione di fresco. La ics volò davanti al suo viso.
-Sofia... Sofia... Tu devi... tu devi scoprire di più... scoprire di più...
La voce della ics risuonava strana e misteriosa.
Ma, di che cosa? Non capisco, ics... Di che parli? - chiese Sofia.
-Del campo... Del campo misterioso... Di notte... Il guardiano... Tu... devi stare
attenta... Non farti scoprire... Prendi la cattle...
-CON CHI PARLI?
Da dove spuntava Prugna?
-Con nessuno... Stavo... ecco, stavo ripetendo una poesia a memoria! - Disse Sofia
cercando di essere convincente.
-Uhm, quale poesia? Mah... Comunque, sappi che ti tengo d'occhio! - Declamò
Prugna decisa, e, detto questo, se ne andò.
Risuonò la campanella della ricreazione e Sofia rientrò nell'aula con la testa tra le nuvole.
Per fortuna quel giorno non venne interrogata, chissà come sarebbe andata altrimenti!
Sofia arrivò a casa e si fiondò in camera sua, mangiando in fretta il pranzo.
Tirò subito fuori dalla tasca la misteriosa ics, che riprese come al solito a volteggiare e a parlare come una voce lontana, un eco...
-Sofia... Sofia... Tu devi scoprire di più... scoprire di più... Il campo misterioso... Il campo misterioso... Di notte... Il guardiano... Tu... devi stare attenta... Non farti scoprire... Prendi la Cattleya...
Sofia si sentì sollevata perché quella volta la ics aveva detto tutta la frase, anche se lentamente. Era comunque un po' tesa perché aveva capito cosa intendeva la ics.
Intendeva proprio quel campo.
Il campo misterioso.
Sofia avrebbe dovuto andarci.
Di nascosto.
In piena notte.
Per non farsi scoprire.
E l'avrebbe fatto.
Sofia prese quella decisione mentre era sdraiata sul letto.
Ma che missione.
Per una ragazzina come lei.
Mah.
Nel frattempo Sofia doveva far passare il pomeriggio e la serata, così decise di chiamare Alessia.
-Pronto, Ale?
-Ciao, Sofy!
-Come stai?
-Bene, grazie, e tu?
-Un po' sorpresa.
-Perché?
-Oggi, a scuola, ti ricordi quella ics che volteggiava davanti al mio viso?
-Ah, vedevi una ics? Davvero?!
-Ma, Ale, tu non stavi guardando sbalordita?
-Io ero sbalordita perché vedevo la tua faccia sbalordita!
-Ah... E hai capito perché ero sbalordita, vero?
-Ma certo!
-Ah, meno male, pensavo di essere l'unica...
-Ma certo che no, non sono cieca, ho visto benissimo che alla professoressa
era caduta la parrucca!
-Ah... e quella ics che volteggiava davanti a me, l'hai vista, vero?
-Quale ics? io non ho visto niente.
-Ah, ok... Beh, ti saluto, ciao.
-Ciao!
Sofia capì che solo lei poteva vedere la ics e che era stata scelta da qualcuno, probabilmente.
Nel frattempo, mentre la ragazzina meditava, calò la sera.
Sofia, pur di far passare prima il tempo, si offrì per apparecchiare la tavola e posizionò in ordine piatti, tovaglioli, bicchieri e posate in men che non si dica.
A cena c'erano broccoli surgelati, tra i piatti meno graditi da Sofia, ma li mangiò velocemente senza neanche badare al sapore.
Si chiuse in camera e fissò la finestra fino a quando sua madre non le ordinò di andare a letto.
Salutò i genitori e si sdraiò sul letto.
Non sapeva che fare, a quell'ora non poteva chiamare nessuna amica.
Decise di disegnare un fiore, ma mentre disegnava pensava ad altro, e senza che se ne rendesse conto disegnò una bellissima cattleya.
Finalmente arrivò l'una di notte e Sofia si decise ad andare nel campo misterioso.
Si mise una giacca chiara e aprì la porta scricchiolante di camera sua.
Scese per le scale cercando di ricordare i punti in cui scricchiolavano meno e aprì lentamente la porta d'ingresso.
Si diresse verso la scuola che per fortuna era abbastanza vicina a casa sua e quando sentì un cancello di legno, capì di essere arrivata al campo.
Scavalcò silenziosamente il recinto e si diresse tra i fiori senza vederci: purtroppo quella notte era nuvolosa e non si vedevano la luna e le stelle. Sofia quindi usava soprattutto gli altri sensi, orientandosi grazie al rumore dei fiori che svolazzavano al vento e del cancello scricchiolante che sbatteva sempre per via del vento. Anche il profumo dei fiori e l'intensità dei colpi del cancello l'aiutavano nel suo cammino buio.
Sofia stava così, spaventata, camminando tra i fiori.
Quando:
-EHI! TU!
Cosa succederà?
Sofia ce la farà?
Di chi sarà quell'urlo?
Aspettate di leggere il secondo capitolo!
Laura
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