Domanda
#120
Il 02/09/2016 Anonima31 di 15 anni ha scritto:
Ho letto su Internet che un' infermiera invalida è stata licenziata dall'ospedale perché il medico non l'ha riconosciuta idonea.Secondo voi è giusto che una persona rinunci al lavoro della sua vita per invalida?Io sono dalla parte dell'infermiera.La mia risposta:
Ciao Anonima31,
la tua domanda è molto delicata.
La vicenda che ha smosso la tua sensibilità è molto complicata.
Cercherò di essere breve ma esauriente.
Onestamente penso che l'infermiera sia stata vittima di discriminazione e le siano stati negati i diritti fondamentali. Negare un contratto di lavoro ad una persona diversamente abile è come compiere un atto di discriminazione per quanto mi riguarda, soprattutto perché l'infermiera praticava già da diversi anni il suo mestiere!
Perciò, perché gli altri direttori sanitari non hanno mai fatto della sua condizione un problema mentre un altro si? Forse perché è una struttura pubblica? E non è forse comunque una vergogna maggiore che un ospedale STATALE sbatta la porta in faccia ad una donna per la sua condizione fisica?
Dal punto di vista umano lo è eccome.
Però ecco che bisogna sempre guardare tutto a 360°. Si è detto che il rifiuto dell'assunzione è dovuto al fatto che l'infermiera, per i suoi limiti fisici, non avrebbe potuto svolgere dei compiti come "spingere letti o sollevare i pazienti". Fin qui, si potrebbe forse anche capire le ragioni di chi ha ritenuto non idonea l'infermiera perché invalida. Ecco che però sorge una domanda: da quando l'infermiere deve svolgere queste mansioni? Non è forse il compito dell'operatore socio-sanitario?
La mia personale idea è che l'ospedale statale non si possa permettere sia l'infermiere sia l'operatore socio-sanitario e quindi quando viene assunto l'infermiere, questo deve svolgere anche compiti che normalmente non dovrebbe eseguire. Però questo è un problema del nostro stato, della crisi finanziaria e dei momento nero che stiamo vivendo. Non è giusto che ne faccia le spese una signora che fa sacrifici da otto anni e che aspettava da tempo una chiamata per un posto statale.
Io non me la sento di prendermela soltanto con chi ha rifiutato l'assunzione (e che probabilmente è stato obbligato a causa dei "tagli del personale"), ma con i governanti che mettono in queste situazioni chi lavora, sia l'infermiera sia il direttore ospedaliero.
Di certo questo è l'esempio di come il sistema soprattutto quello lavorativo non funziona più nel nostro paese. La cosa grave è che questo "malanno" va ad incidere sulle scuole e sulla sanità degli italiani, oltre che andando a negare i diritti fondamentali a cittadini che hanno dedicato la loro vita ad un mestiere per aiutare il prossimo.
Spero di averti dato una buona spiegazione.
Ciao!
la tua domanda è molto delicata.
La vicenda che ha smosso la tua sensibilità è molto complicata.
Cercherò di essere breve ma esauriente.
Onestamente penso che l'infermiera sia stata vittima di discriminazione e le siano stati negati i diritti fondamentali. Negare un contratto di lavoro ad una persona diversamente abile è come compiere un atto di discriminazione per quanto mi riguarda, soprattutto perché l'infermiera praticava già da diversi anni il suo mestiere!
Perciò, perché gli altri direttori sanitari non hanno mai fatto della sua condizione un problema mentre un altro si? Forse perché è una struttura pubblica? E non è forse comunque una vergogna maggiore che un ospedale STATALE sbatta la porta in faccia ad una donna per la sua condizione fisica?
Dal punto di vista umano lo è eccome.
Però ecco che bisogna sempre guardare tutto a 360°. Si è detto che il rifiuto dell'assunzione è dovuto al fatto che l'infermiera, per i suoi limiti fisici, non avrebbe potuto svolgere dei compiti come "spingere letti o sollevare i pazienti". Fin qui, si potrebbe forse anche capire le ragioni di chi ha ritenuto non idonea l'infermiera perché invalida. Ecco che però sorge una domanda: da quando l'infermiere deve svolgere queste mansioni? Non è forse il compito dell'operatore socio-sanitario?
La mia personale idea è che l'ospedale statale non si possa permettere sia l'infermiere sia l'operatore socio-sanitario e quindi quando viene assunto l'infermiere, questo deve svolgere anche compiti che normalmente non dovrebbe eseguire. Però questo è un problema del nostro stato, della crisi finanziaria e dei momento nero che stiamo vivendo. Non è giusto che ne faccia le spese una signora che fa sacrifici da otto anni e che aspettava da tempo una chiamata per un posto statale.
Io non me la sento di prendermela soltanto con chi ha rifiutato l'assunzione (e che probabilmente è stato obbligato a causa dei "tagli del personale"), ma con i governanti che mettono in queste situazioni chi lavora, sia l'infermiera sia il direttore ospedaliero.
Di certo questo è l'esempio di come il sistema soprattutto quello lavorativo non funziona più nel nostro paese. La cosa grave è che questo "malanno" va ad incidere sulle scuole e sulla sanità degli italiani, oltre che andando a negare i diritti fondamentali a cittadini che hanno dedicato la loro vita ad un mestiere per aiutare il prossimo.
Spero di averti dato una buona spiegazione.
Ciao!
fogny
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