La festa del lavoro
Il 1° maggio gli adulti non lavorano (almeno non dovrebbero) e i bambini non vanno a scuola: è il giorno in cui si festeggiano il lavoro e i diritti dei lavoratori.
Articolo pubblicato inizialmente nel 2015.
Il primo giorno di maggio si celebra una festa, come a Natale o a Pasqua,
con la differenza che non si tratta di un evento di origine religiosa ma
di un importante traguardo raggiunto dai lavoratori molti anni fa.
Si chiama festa del lavoro o
festa dei lavoratori (in inglese International Workers' day)
e riguarda tutti perché la vita delle persone si fonda sul lavoro.
Oggi il lavoro è regolamentato: ci sono dei limiti massimi di ore lavorative quotidiane, lo stipendio deve essere adeguato al compito che si svolge (per intenderci, una persona che lavora tutto il giorno non può essere pagata pochissimo ma neanche esageratamente) e soprattutto è molto importante la sicurezza sul posto di lavoro, sia dal punto di vista dell'igiene sia della propria incolumità personale.
Ora ti potresti chiedere: se c'è questa festa per celebrare il regolamento e la sicurezza del lavoro di oggi, forse nel passato non era così?
Per comprendere bene questo passaggio, devi sapere che la popolazione fino a un secolo fa circa era fortemente suddivisa in ceti sociali:
- il ceto basso, ovvero le persone povere, i contadini;
- il ceto medio o la borghesia, ovvero le persone abbastanza ricche come i commercianti;
- il ceto alto, ovvero i nobili, le persone importanti, l'aristocrazia.
Fra la fine del Settecento e la prima metà dell'Ottocento ci fu la Rivoluzione Industriale. Iniziò in Gran Bretagna e poi si diffuse nel resto d'Europa. Furono inventate macchine per produrre, i cui vantaggi erano il bassissimo costo e la grande produzione: naturalmente costa meno la manutenzione di una macchina attiva tutto il giorno di un operaio che lavora per un numero di ore, no?
Da quel momento non servirono più persone che lavoravano a mano ma persone che fossero letteralmente al servizio delle macchine, operando spesso in condizioni e con ritmi terribili.
Di conseguenza le persone povere e di ceto basso erano ampiamente sfruttate, spesso mandate a lavorare anche per 16 ore al giorno, pagate pochissimo e in fabbriche con condizioni di igiene scarsissime. Il basilare bisogno di mangiare costringeva queste persone ad accettare ogni condizione per poter sopravvivere.
E chi decideva questo sfruttamento? Le persone nobili, che non volevano assolutamente migliorare le condizioni degli altri per restare nella propria situazione agiata, anche a costo di sfruttare e far ammalare migliaia di persone. Era anche una forma di razzismo, in fondo.
Ci furono diversi movimenti di lavoratori che tentarono di ribellarsi, spesso con pochi risultati perché le rivolte venivano subito messe a tacere con la forza. Queste persone si riunivano in classi che si chiamavano "proletariato" e, nei decenni, hanno cominciato ad acquistare sempre più forza e coscienza della propria importanza, fino ad arrivare a regimi comunisti, nei quali tutti dovevano lavorare per la giustizia. Questi regimi avevano dei bei ideali di fondo, ma spesso arrivavano al potere persone che in realtà volevano solo sfruttare la popolazione per mezzo di tali ideali, come Stalin in Russia.
La festa del lavoro ha due origini principali: quella mondiale generale e quella italiana.
L'origine mondiale fu l'insieme di tutte le varie battaglie accadute, in particolare quelle che servivano per la conquista di un diritto preciso, come la riduzione delle ore di lavoro (specialmente in America, ci furono battaglie a New York e a Chicago). In queste lotte molte persone morirono, perché non come detto i nobili sedavano le rivolte con la forza.
Le lotte comunque portarono dei risultati e le agognate riforme furono ottenute, così prima in Canada e poi in vari paesi d'Europa fra cui l'Italia venne adottata la data del 1° maggio come festa del lavoro.
In Italia, in particolare, quando si diffuse la notizia della rivolta di lavoratori che era stata sedata con la forza a Chicago nel 1887, i lavoratori iniziarono una protesta molto dura. Questo, assieme a numerose altre manifestazioni tenute proprio il 1° maggio, fece scegliere tale data per la festa del lavoro.
Durante il fascismo la festa del lavoro venne soppressa perché Mussolini preferiva che si festeggiasse il Natale dell'epoca di Roma il 21 aprile. Fu poi ripristinata al termine della seconda guerra mondiale con la caduta del fascismo. Nel 1955 anche la Chiesa cattolica approvò ufficialmente la festa per opera di Papa Pio XII.