Il Gomitolo


Fiabe e racconti

Nuova scuola, nuove strade

Racconto scritto da Claudia e ispirato dai pensieri di una futura studentessa delle medie

La scuola è quel posto in cui metti piede per la prima volta quando hai un piede così piccolo da non essere grande neanche la metà di una mattonella di quelle lì presenti, e guardi quelle mura con occhi così innocenti e increduli da sembrare quasi che tu non abbia mai visto qualcosa di più bello e interessante. Poi il tempo passa e tra una giornata al parco e i pomeriggi passati a finire i compiti, il tuo piede cresce fino a riempire del tutto quelle mattonelle che sembravano così grandi.

Non mi sono ancora presentata: Io mi chiamo Alessia e ho 13 anni. Sto per finire le scuole medie e sono un po' in ansia, non tanto per gli esami di terza media, perché a scuola me la cavo, ma principalmente perché ho paura di non mantenere più alcun legame con i miei compagni di classe. In questi tre anni, nonostante i litigi e le varie discussioni, siamo diventati una seconda famiglia, e mi mancheranno tantissimo.

Ricordo ancora l'estate in cui avevo appena finito le scuole elementari: ero felice di aver finalmente salutato i compagni che avevano reso quei 5 anni della mia vita un vero inferno, ma ero anche intimorita e bloccata dalla paura di poter vivere quei futuri 3 anni nello stesso e identico modo. Avevo paura di continuare ad essere presa in giro, avevo paura di non poter essere la vera me. Le notti prima che la scuola iniziasse non riuscivo a dormire, e facevo spesso incubi.

Poi è arrivato il giorno tanto atteso: era un caldo giorno di settembre, il cielo era azzurro e lo erano anche gli occhi della prima nuova compagna che trovai lì davanti. "Piacere, Alessia" le dissi, "Piacere, Ilaria" mi rispose, e non sapevamo ancora che quella semplice stretta di mano si sarebbe trasformata in un abbraccio tra due migliori amiche prese a confidarsi l'una con l'altra per tantissimi giorni a venire. In quel momento cercavo di studiarla, cercavo di capire a fondo che persona fosse e se anche lei, come i miei vecchi compagni di classe, potesse aver voglia di prendermi in giro. Poi sono arrivati altri: alcuni con gli occhiali, altri alti, altri bassi; alcune a prima vista antipatiche e altre un po' timide e in disparte. Anche nei loro occhi si leggeva il mio stesso terrore di essere prese di mira dagli altri, di non trovarsi bene, di non essere "abbastanza" per questo nuovo mondo. La campanella suonò e entrammo. In molti già si conoscevano. Ilaria invece si mise da sola, ad un banco, allora le chiesi "posso sedermi?" pensando che stesse tenendo il posto a qualcun altro, e lei rispose di sì.

Ancora non sapevamo che per noi quel banco avrebbe significato tutto, fra le scritte fatte di nascosto e le risate che cercavamo di trattenere. Ancora non sapevamo che due anni dopo, avremmo detto addio a quel banco piangendo.

Il primo giorno di scuola c'era silenzio. Non parlavamo tra di noi, eravamo tutti timidi e impauriti. Abbiamo scambiato solo qualche parola all'intervallo, e dovevamo ancora abituarci a dire "professoressa" anziché "maestra". D'un tratto non ci sentivamo più bambini, e questa cosa ci spaventava un po'.

Durante quei primi mesi sono successe un po' di cose. Noi ragazze abbiamo stretto amicizia e ci trovavamo molto bene, soprattutto io e Ilaria. Anche quelle che sembravano a prima vista le più antipatiche, erano in realtà dolcissime. Anche i maschi erano molto uniti, ma a noi non parlavano più di tanto. Lì mi resi conto di essermi trovata in una classe davvero bella e che le mie paure erano solo paranoie inutili. Non tutto è sempre stato perfetto: abbiamo avuto vari litigi e ho scoperto che in realtà, persone che credevo molto amiche, erano solo false. Ma non mi importava: io ero più forte.

Questo è per dirvi che non dovete mai lasciare che siano le altre persone a farvi trovare bene o male. Voi potete stare bene, indipendentemente da chi avete attorno. E se chi avete attorno vi fa del male in qualche modo, fisicamente o mentalmente, ne dovete parlare con un adulto e prendere subito provvedimenti.

Se tornassi indietro nel tempo, direi queste parole all'Alessia del passato:
"Non preoccuparti, andrà tutto bene. Sarete tutti nella stessa barca e in viso avrete tutti stampato la stessa preoccupazione. Non sei da sola, fidati di me".

A settembre andrò alle superiori e non mi importa di come mi troverò perché l'esperienza che ho avuto in prima media mi ha insegnato questo: siamo tutti nella stessa barca, abbiamo tutti paura, e andrà tutto bene.

Forse in questo momento la me del futuro sta parlando con me, e mi sta dicendo di godermi questi anni, perché alla fine della quinta superiore mi mancheranno tanto. A volte la sento, sento che mi dice "andrà tutto bene".

Non abbiate paura, andrà tutto bene.

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