Il mondo sommerso
Contenuto inizialmente pubblicato su Wattpadd e regalato dall'autrice anche al Gomitolo.
Anno 2250
Il riscaldamento globale aveva raggiunto livelli altissimi, aveva ghermito la Terra con i suoi artigli incandescenti, riempiendola di tristezza e di acqua. Tanta acqua. Il livello dei mari e degli oceani si era alzato tanto da sommergere qualsiasi città, manufatto umano, edificio, monumento, casa, parco. Secoli di storia andati perduti per sempre sotto una coltre d'acqua, che aveva conquistato il mondo e non aveva intenzione di lasciarlo andare.
Valerie era nata in quel mondo abbandonato e disperato. Le persone vivevano su zattere, isole corrispondenti a quelle che prima erano le cime di colli o montagne, o nei piani più alti degli edifici, che erano stati coperti dalla vegetazione che si era ripresa aggressivamente tutto ciò che le spettava secondo natura.
In effetti era giusto, pensò Valerie. Gli anziani le avevano raccontato di come le persone, negli anni passati, avessero sradicato gli alberi dalle loro radici con violenza, e ora le piante stavano facendo lo stesso con gli uomini. Volevano consumare tutto ciò che rimaneva della civiltà umana, insieme all'acqua. Ma le persone che erano rimaste continuavano a lottare, tenere duro era l'unica cosa da fare. Era la prima legge per sopravvivere.
Valerie aveva quattordici anni, fra due sarebbe diventata maggiorenne. In quel mondo la maggiore età si raggiungeva il prima possibile, così da poter aiutare subito la società. La popolazione della Terra si era drasticamente ridotta dall'arrivo del "Grande Blu", così chiamavano i più anziani l'arrivo dell'acqua. Alcuni non sopportavano quello stile di vita, pensavano che fosse troppo difficile, e si arrendevano. Altri non avevano il coraggio di affrontarlo, cedevano alla paura. Per fortuna la maggioranza della gente aveva sviluppato una grande resilienza, compresi Valerie e i suoi genitori, partiti per il lontano Nord da qualche mese. Pensavano che lì fosse rimasto qualcosa, delle città non annegate dal Grande Blu. Pensavano che lì ci fosse speranza, che era l'unica cosa che l'acqua non aveva rubato all'Umanità. Aveva preso tutto il resto, ma la luce della speranza non si sarebbe mai spenta.
I suoi genitori pensavano che al Nord facesse meno caldo. Infatti, dove viveva Valerie in quel momento, la temperatura media era di 40° gradi centigradi all'ombra. Valerie sapeva che una volta esisteva una pasta bianca simile a cotone, chiamata neve, che ora era completamente sparita. La portava l'inverno, anch'esso dimenticato da tempo. Gli anziani raccontavano che la neve fosse soffice e che brillasse alla luce del Sole, come se fosse composta da tanti piccoli diamanti. Valerie avrebbe tanto voluto vederla, anche solo una volta. I suoi genitori erano partiti promettendole di tornare a riprenderla per portarla con loro, se il lontano Nord si fosse rivelato ciò che si speravano.
Valerie aveva i capelli di un biondo platino, gli occhi erano azzurri. Nonostante questi tratti tipici del Nord, a forza di stare sempre sotto al Sole, la sua pelle era abbronzata ed era di un colore che ricordava vagamente il caramello. Come quella di tutti gli altri, in fondo. E poi c'era chi, un secolo fa, si lamentava di avere di avere la pelle chiara. Ogni volta che Valerie ripensava a questo, che le era stato raccontato da un'anziana di nome Sophie, non poteva trattenersi dalle risate. Ma sapeva che in realtà non c'era nulla da ridere. Quella era una situazione drammatica, lei era nata proprio nel bel mezzo della fine del mondo. Se l'acqua si fosse alzata ancora un poco, non ci sarebbe stato più scampo. Purtroppo tutte le conoscenze passate sul fenomeno erano andate perdute, così alla società umana non restava che sperare nella grazia di Dio.
Valerie era estremamente curiosa, cosa che spesso la metteva in guai da cui non riusciva facilmente a tirarsi fuori. I suoi genitori avevano sempre cercato di tenerla al sicuro, tenendola lontana da tutto ciò che poteva sembrare pericoloso. Ma lei non si accontentava dei racconti degli anziani, voleva sempre qualcosa di più. Voleva una vita piena di emozioni, non le piaceva restare sempre seduta ad ascoltare delle parole. Voleva che diventassero realtà. Voleva assaporare ogni singola lettera pronunciata dalle bocche degli anziani, immaginando di fare cose che a quel tempo erano impossibili. Per esempio volare con una mongolfiera. Cavalcare un cavallo nella foresta. Andare a scuola e divertirsi con gli amici. Nella sua mente c'erano così tanti pensieri, che i suoi genitori provavano a chiudere in una scatola, buttando via la chiave. Quello che non sapevano era che Valerie riusciva sempre a recuperarla.
Ora che i suoi genitori erano partiti, poté finalmente dare libero sfogo alla sua immaginazione. In quel periodo prese l'iniziativa di andare a esplorare i fondali dell'oceano che circondava il luogo in cui viveva. Riusciva a stare in apnea per molto tempo, poiché si esercitava ogni giorno. Sapeva che lì sotto c'erano i resti della vecchia civiltà umana, quella vissuta prima del Grande Blu. Una volta, i ragazzi come lei si divertivano assieme, andavano al parco e mangiavano dell'acqua congelata mista a latte e altri ingredienti, chiamata gelato. Voleva scoprire tutto ciò che nascondeva il Grande Blu sotto le sue acque. Ciò che aveva preso e mai ridato.
Una cosa positiva c'era, però. Ora che la società umana si era fatta da parte, il trono apparteneva alla fauna marina. Le balene e i delfini non dovevano più avere paura delle reti, potevano finalmente nuotare in tranquillità ed esibirsi in meravigliosi spettacoli. Il Grande Blu era diventato un palcoscenico per gli animali marini, dove loro erano i protagonisti, mentre gli umani erano solo delle misere comparse. Ma di cosa potevano lamentarsi, tutto questo era accaduto a causa loro. Ormai l'oceano e il cielo erano diventati un tutt'uno e non si riconosceva più la linea dell'orizzonte. Probabilmente se il mondo si fosse capovolto non sarebbe cambiato niente.
Valerie accumulò più fiato che poteva nei polmoni e si immerse. Notò che nelle acque profonde dell'oceano c'era un silenzio che parlava. Un silenzio che raccontava tutte le storie dei luoghi che avvolgeva. Le sembrò di volare, di essere sospesa nel vuoto. Avere tutte quegli edifici sotto i piedi rese l'esperienza ancora più realistica. Piccoli pezzetti di plastica galleggiavano nell'acqua, mentre un banco di pesciolini argentati si muoveva sinuosamente nell'acqua.
Valerie visitò una chiesa abbandonata, con le vetrate di un caleidoscopio di colori. Quell'edificio traboccava di ricordi di antiche preghiere e sacrifici. Valerie pregò la figura del Signore di fare qualcosa, di aiutare la sua gente. L'unica risposta che ricevette era la quiete più assoluta. Poi osservò le candele spente, guardando la cera che si era solidificata mentre colava, formando una specie di lacrima. Valerie si immaginò che tutte quelle candele fossero accese, che le loro fiammelle tremolanti formassero come un tappetto di stelle. Andò anche all'interno di un vecchio supermercato scoprendo quanto fosse noioso quel posto. Gli scaffali vuoti erano piuttosto deprimenti, probabilmente la gente aveva provato a prendere più provviste possibili prima di essere sommerse dall'acqua.
Se sapevano cosa sarebbe successo, allora perché non avevano fatto nulla per impedirlo? Valerie se lo chiedeva sempre. Se le generazioni scorse si fossero impegnate, forse il Grande Blu non sarebbe arrivato. Quegli scaffali sarebbero stati pieni. Valerie sarebbe stata una normalissima ragazza, con una semplice vita da adolescente. Purtroppo, ormai era troppo tardi. La natura aveva dato tante possibilità alla razza umana ma, come tutti, anche il creato ha un limite. Ed era stato pienamente superato. Valerie fece finta di fare la spesa, girando per il supermercato con un carrello della spesa arrugginito. Ovviamente fece anche la parte della commessa, facendole pagare i cibi immaginari che lei stessa aveva acquistato.
Queste non furono le sole due mete raggiunte da Valerie. Era riuscita a
procurarsi finalmente delle bombole da immersione. Ricaricarle non fu semplice,
perché dovette usare l'energia del suo decrepito pannello fotovoltaico
per attivare il vecchio compressore.
Visitò molti altri luoghi, che la colpirono, uno più dell'altro. Iniziò a
capirne di più su tutti gli aspetti negativi e positivi di quella che una
volta era la civiltà umana.
Un giorno, in una delle sue solite immersioni, giunse a una casa. Non aveva mai avuto la possibilità di visitare una casa prima di allora, perché di solito trovava sempre la porta chiusa a chiave, ma questa volta si aprì senza problemi. L'arredamento era curato, i mobili erano antichi. Pensò che quel posto fosse molto meglio di dove viveva lei, per qualche motivo solo quell'angolino di mondo la faceva sentire veramente al sicuro. C'erano delle scale, ma Valerie non ebbe bisogno di usarle, dato che poteva nuotare, per raggiungere il piano superiore. Fece un giro di esplorazione, dando qualche occhiata alle varie stanze. Le sembrava strano vedere così tante camere diverse, dato che la zattera su cui viveva era molto stretta. Quell'abitazione le sembrava un labirinto. Conclusa l'ispezione, giunse a una stanza con un letto dalle coperte viola. Valerie sentì che le coperte erano morbide come seta, per lei sarebbe stato un sogno avere un letto del genere, dato che era costretta a dormire sul duro.
Le cadde lo sguardo su una cornice incisa che si trovava su una scrivania in mogano vicino alla parete. Si avvicinò e prese la foto fra le mani affusolate, ciò che vide la lasciò senza parole. Nella foto c'era una ragazza identica a lei, stessi capelli, stessi occhi e stessi lineamenti. L'unica differenza era che la ragazza nella foto aveva la pelle chiara e lucida, come se fosse fatta di porcellana. Da qualche parte, nel recente passato, una copia identica di Valerie si era aggirata in quella città, tra quelle stanze. E questo, all'improvviso, le fece sentire tutto il peso dell'acqua sopra la sua testa e una profonda tristezza per ciò che era stato irrimediabilmente perduto.