Il Gomitolo


Fiabe e racconti

Camilla e Francesco, storia di un'amicizia

Racconto scritto da Simone in un paio di sere nella chat del Gomitolo!

Francesco e Camilla erano due bambini di 7 anni. Le loro famiglie si conoscevano da sempre, così i due erano praticamente cresciuti insieme in una grande città del nord dove l'inverno era molto freddo e le strade gelavano...

Un giorno d'inverno, Camilla e Francesco stavano giocando come sempre nel cortile della casa di Francesco, quando avvenne un terribile incidente: Camilla scivolò sul ghiaccio e cadendo colpì violentemente la testa perdendo conoscenza.

Francesco coi suoi sette anni appena rimase immobile a fissarla, paralizzato dalla paura.
Purtroppo a causa del gelo che rendeva impraticabili le strade l'ambulanza arrivò solo dopo un'ora.

All'ospedale i medici dissero ad entrambe le famiglie che la bambina non era in pericolo di vita, però era entrata in coma e non sapevano quando si sarebbe svegliata.

I genitori di Camilla, sconvolti dalla notizia, persero la testa e accusarono i genitori di Francesco di essere degli irresponsabili e di aver trascurato loro figlia. Da li scoppiò una grandissima lite! La lite fu così dura che la famiglia di Francesco decise di allontanarsi e, cogliendo un'occasione lavorativa del padre, si trasferirono in Francia.

Si dice che il tempo sia il miglior dottore... Ma per Francesco non era così...

Passarono 9 anni e Francesco con la scusa di andare a trovare la zia riusci a tornare nella sua città natale.

La zia era una giovane donna di 27 anni che viveva da sola ed era ben felice di avere un po' di compagnia del nipote, che non vedeva da quando lei era adolescente e lui un bambino. Purtroppo l'unico periodo in cui la zia era libera da impegni lavorativi era a cavallo delle feste natalizia, d'inverno... e Francesco odiava l'inverno.

Arrivato alla stazione scese dal treno e subito incontrò la zia che lo aspettava con ansia.
- "ho la macchina qui fuori, andiamo che fa freddo..." disse la zia, mentre Francesco aveva incrociato lo sguardo con una ragazza imbacuccata in una sciarpa ed un cappello entrambi bianchi.

Nel vederla rimase un po' stranito, come di fronte ad un deja-vu.

Finalmente arrivarono a casa.
- "C'è un po' di disordine... non farci caso", disse la zia ridendo.
- "Disordine è un po' riduttivo", rispose Francesco sconsolato!

La casa era un vero disastro!
Non era molto grande, ma in disordine con cose sparse un po' ovunque. Dopo aver aiutato la zia a riordinare finalmente Francesco riuscì ad avere uno spazio, una stanza abbastanza ordinata per poter riporre le proprie cose Sarebbe rimasto li per per qualche giorno: era il 27 dicembre e sarebbe tornato a casa prima della fine delle vacanze natalizie.

Guardando il calendario si sentì molto triste: l'incidente era successo il 2 gennaio...
Comunque, pensò, odiava la neve ed il ghiaccio.

Fuori faceva molto freddo e stava proprio cominciando a nevicare... erano solo le 18 di sera ma fuori era già buio e la strada era illuminata solo dala luce arancione di un lampione.

Francesco si sdraiò sul letto, si mise le cuffie e ascoltando musica strumentale non riusciva a non domandarsi che fine avesse fatto la sua amica... Amica di cui non riusciva più a ricordare nemmeno il nome...

La mattina arrivò presto e Francesco aprì gli occhi che non erano ancora le 6, guardò fuori dalla finestra e vide che nonostante fosse ancora buio il cielo era sereno.

Con le prime luci dell'alba Francesco uscì per vedere se l'aria fredda del mattino riusciva a schiarirgli le idee. fu allora che vide ancora quella ragazza. "Cosa ci fa a quest'ora fuori?", si domandò.

La ragazza lo fissava intensamente.
Fu allora che si fece coraggio e si avvicinò a lei.
La ragazza abbassò lo sguardo e liberandosi la bocca disse:
- "E' molto tempo che non ci vediamo... Vero Francesco?"
Francesco rimase folgorato.

La ragazza scappò via e Francesco rimase immobile come un babbeo.
Dopo poco rientrò in casa:
- "che ci facevi li fuori tutto solo?" Chiese la zia.
- "Ah niente, parlavo con una ragazza.." rispose lui.
- "Uh non l'ho mica vista", disse nuovamente la zia.

Francesco tornò nella sua stanza e cominciò a pensare... "come si chiamava? Era lei ne sono sicuro! Ma come si chiamava?!?"

Poi ebbe la più semplice delle intuizioni: chiedere alla zia!
La zia non poteva non ricordarsi quella ragazzina con i capelli biondi come il grano e gli occhi color del cielo.
- "Una tua amica eh? Sii... mi ricordo... però il nome proprio non mi viene"

Erano le 9 del mattino. La zia di Francesco gli chiese di fare un po' di spesa visto che ormai era sveglio. Francesco non fece storie e presa la lista ed i soldi andò al supermercato.

Quella notte aveva nevicato molto e la strada era mezza gelata nelle zone non trafficate; solo nei pressi del supermercato non c'era ghiaccio.

Ascoltando musica con gli auricolari Francesco entrò nel supermercato e comprò le cose nella lista senza troppa difficoltà. D'altronde gli capitava spesso a casa di andare a fare la spesa.

Appena uscito alzò gli occhi e vide ancora quella ragazza che... stava scivolando sull'unico pezzettino di ghiaccio presente!
- "Ohi ohi ohi", disse la ragazza massaggiandosi il fondoschiena.
- "ti sei fatta male?", chiese Francesco avvicinandosi un po' spaventato.
- "No no, va tutto bene... succede sempre... ah ah...", rispose lei.
Poi aggiunse: "Hai fatto la spesa? che bravo che sei..." e si allontanò correndo.

Francesco ancora non riusciva a ricordare il suo nome e questo lo turbava, perché lei si ricordava il suo.

Tornato casa non spiccicò una parola..
- "Francesco, va tutto bene?", gli chiese la zia e non ricevendo risposta aggiunse "è per quella storia della bambina? ci stai ancora pensando?"

Francesco si girò di scatto un po' irritato "Ma tanto hai detto di non ricordarti il nome no?"

La zia rimase un po' male a quella rispostaccia:
- "Non volevo, scusa... beh, visto che è ancora presto perché non vai a vedere com'è il nuovo negozio di fumetti?", gli disse la zia per cercare di calmare la situazione.

Francesco uscì salutando in malo modo senza nemmeno chiedere dove fosse il negozio. Mentre camminava si sentì molto triste per come aveva trattato la zia...

Camminava a testa bassa finché non si scontrò testa a testa con qualcuno...
- "Ancora tu!", disse Francesco.
Era ancora la ragazza misteriosa che intenta a leggere un fumetto camminava senza guardare davanti a sé.
- "E' pericoloso camminare senza guardare, in questa città in modo particolare", la rimproverò lui, mentre lei sembrava piuttosto imbarazzata.

Francesco l'aiutò a rialzarsi e nel mentre vide che il fumetto che stava leggendo era un manga che piaceva molto anche a lui.
- "dove hai comprato questo volumetto? Non lo vendono nelle edicole", disse Francesco.
Lei rispose sorridendo: "Non sai che c'è un nuovo negozio di fumetti? Vieni ti accompagno!"

i due si incamminarono verso il negozio e vi passarono la mattinata fino all'ora di pranzo.

alle 12 in punto la ragazza si fece molto seria e disse "devo andare...", uscì di corsa dal negozio. Francesco tentò inutilmente di fermarla dicendo "Aspetta un momento... il tuo... nome..." Francesco uscì dal negozio ma la ragazza non c'era già più.

Un po' sconsolato tornò a casa dalla zia, che però riuscì a tirarlo su di morle rivelandosi inaspettatamente molto brava in cucina.
- "Zia... ma non ti ricordi proprio niente di quando ero bambino? Non capisco perché non ricordo il nome di un'amica che per me era così importante... oggi ho incontrato una ragazza che penso sia lei... sa anche il mio nome!", disse Francesco.

La zia rispose "Ah ma allora dov'è il problema? Basta che lo chiedi direttamente a le..." Francesco la interruppe dicendo "non potrei mai" e facendo una faccia decisamente irritata.

La zia sorridendo rispose "Allora perché non la inviti qua?". Francesco ebbe così una rivelazione, l'idea che a lui mancava. Poi però provò ad immaginare il dialogo con la ragazza: "Hey tu cosa... insomma tu... vuoi venire a casa di mia zia..". Chinò la testa e borbottò "non funzionerà mai..."

Un po' demoralizzato uscì nuovamente, stavolta con la speranza di incontrare la ragazza. Girò per tutto il pomeriggio ma non la trovò.
"Ah... che sfortuna... " Francesco era proprio a terra ed affacciato alla finestra osservava il cielo che si era rannuvolato e i fiocchi di neve che stavano ricominciando a scendere.

Visto il brutto tempo decise di studiare un po', ma tutte le volte che cercava di concentrarsi gli risuonavano due parole che la sua mente assoociava alla misteriosa ragazza: "dirtelo... 2 giorni..."

"Argh! Non riesco a studiare... Devo ricordare quel nome... ma come si chiamava?!? Perché non riesco a ricordarlo?", continuava a ripetersi Francesco guardando ripetutamente il calendario.

Nel pomeriggio la bufera sembrò placarsi. Francesco si affacciò alla finestra per guardare quanta neve c'era... e lei... lei era proprio li sotto. Sembrava stesse proprio aspettando lui. Velocissimo si mise il giaccone ed uscì.

Non sapeva come comportarsi e nemmeno cosa dire. Lei lo guardava ammiccando un sorriso e lui li impalato non sapeva proprio cosa fare, il silenzio era imbarazzante. Si fece coraggio e mormorò qualcosa "Hem... ecco... volevo dirti..." ma lei lo interruppe dicendo "Perché non andiamo a fare un giro per la città?"

Francesco sentendo quelle parole si sentì molto felice e così si incamminarono. Francesco voleva chiederle qualcosa ma non sapeva nemmeno da dove cominciare, temeva di essere inopportuno.

La ragazza invece non si faceva molti problemi a domandare cosa avesse fatto lui in quei 9 anni. "Oh e così fai il liceo scientifico, fantastico!" disse lei sorridendo. Francesco approfittò di quel momento per domandare "E tu che scuola frequenti?".

La ragazza si fermò ed abbassò lo sguardo facendosi improvvisamente seria, poi disse "Basta parlare di scuola, siamo in vacanza!".

Passarono il resto della giornata insieme visitando tutti i posti che non c'erano quando Francesco abitava ancora li. Ad un certo punto, passarono davanti all'ospedale. Lei si soffermò guardando l'ingresso.

Francesco notò che il viso della ragazza si era fatto triste. A un certo punto guardandolo si fece come supplichevole e disse "Ti prego... devi ricordarti... 2 giorni.." Poi scappò via correndo.

Francesco rimase impressionato da quella reazione. Angosciato tornò a casa, e raccontò tutto alla zia, che però rimase un po' perplessa "Sei sicuro che non ti voglia solo prendere in giro? E' una storia un po' strana...". Quella sera Francesco rimase chiuso in camera senza nemmeno cenare, dentro di se sentiva che c'era qualcosa di veramente importante. Continuò a pensare fino a cadere in un sonno così profondo che gli riportò alla mente molti ricordi che aveva perso, i giochi fatti con quella bambina e i momenti felici passati insieme.

"Ancora mattina... ancora le 6... oggi è il 31... mi rimane un giorno... ma per cosa?"

Svogliatamente si alzò e guardò fuori dalla finestra. "Odio la neve!" disse con tutta la sua rabbia mentre osservava i candidi fiocchi scendere, illuminati dalla flebile luce dell'alba.
"Odio il ghiaccio, odio il freddo... odio questo posto e... no... non odio lei... e la zia... io voglio bene alla zia!". La rabbia si trasformò in tristezza e le lacrime cominciarono a scendere come quando da bambino si faceva male e la sua migliore amica lo consolava.

"Perché non ricordo il suo nome... perché?!?" gridò Francesco disperato. La zia si precipitò subito da lui cercando invano di tranquillizzarlo.

Dopo una tazza di latte caldo Francesco sembrava più tranquillo " Grazie zia... sei veramente stata d'aiuto... ti voglio bene!". Poi senza dire altro si mise il giaccone e uscì anche se nevicava molto forte.

La ragazza era ancora li ad aspettarlo. "Sei in ritardo" disse lei sorridendo. Aveva un buffo ombrello tutto colorato. "Non pensi sia un po' infantile quest'omb..." Francesco non fini la frase che la ragazza gli tappò la bocca con la mano.

Ridendo Francesco si tolse la mano di lei dalla bocca, i loro sguardi si incrociarono e si guardarono a lungo. Francesco stava per dire qualcosa, ma in quel momento lei l'abbracciò. "Ti ricorderai il mio nome... vero?" disse lei. Francesco preoccupato rispose "Cosa succederà se non mi ricorderò?"

La ragazza strinse forte Francesco "Se non ricorderai il mio nome allora non potremo più vederci... Mai più". Francesco non riusciva a capire cosa stesse succedendo ma facendosi serio in viso rispose con decisione "Allora oggi staremo insieme! Ricorderò! Ricorderò senz'altro!"

La neve stava calando e loro mano nella mano camminarono per la città tutta la mattina ed anche il pomeriggio. La città sembrava in fermento in attesa di salutare l'anno vecchio e dare il benvenuto a quello nuovo.

Le ore volarono e il tramonto si stava avvicinando. I due erano nel parco sulle altalene come facevano da bambini. Lei si dava delle spinte molto forti e Francesco l'ossevava preoccupato "fai attanzione, se cadi ti farai male...". Francesco interruppe bruscamente la frase e diventò improvvisamente triste. poi continuò "...ti farai male... come quel giorno... Camilla"

Camilla scivolò sul ghiaccio e colpì la testa. Di nuovo.
Si rialzò e cominciò a piangere "Ti sei ricordato..." I due si abbracciarono ancora e Francesco disse "Potremo vederci ancora adesso che ho ricordato il tuo nome?"

Camilla fece un sorriso triste e allontanandosi un po' disse "Questo dipenderà da te". La ragazza cominciò a scomparire come se fosse un fantasma, ma prima di sparire del tutto disse "Tu sai dove sono e se il tuo cuore è abbastanza forte riuscirai a venire da me".

Francesco incredulo cadde in ginocchio, impietrito e immobile come quando a 7 anni aveva assistito all'incidente dell'amica.

Si rialzò e con lo sguardo fisso si diresse verso l'ospedale. Il cielo rosso del tramonto si espandeva sulla neve creando uno spettacolo unico. Entrato nell'ospedale camminò come guidato dai ricordi fino ad arrivare ad una stanza che riportava il nome di lei. Non c'era nessuno nelle vicinanze e nella stanza c'era un solo letto. Entrò e la vide. Era lei. Era immobile.

Francesco era paralizzato, non riusciva nemmeno ad esternare il dolore per quello che stava vedendo. Era Camilla. Ed era ancora in coma.
Camilla ai suoi occhi sembrava come addormentata in un sonno senza fine.

"Ehi giovanotto... non dovresti essere qui" Una voce da fuori della stanza lo riportò alla realtà. Era la voce di un medico, che aggiunse "Sei un parente?"

Francesco abbassò lo sguardo e rispose "Lei... è una mia cara amica..." Il medico vide il ragazzo molto turbato e disse "Se è così sei molto fortunato. Domani, anche se è il primo dell'anno, verrà trasferita in una struttura speciale in Germania. Purtroppo i suoi genitori sono morti 6 anni fa in un incidente quindi è completamente sola e da 9 anni non ha mai dato segni di ripresa. Tuttavia è in grado di respirare senza macchine quindi non è nemmeno clinicamente morta.."

Francesco interruppe il dottore "Voglio portarla via!"
Il medico rimase sbigottito e cercò di far riflettere il ragazzo "Prendersi cura di una persona in queste condizioni non è un gioco".

Questa frase mandò su tutte le furie Francesco. Una volta ritrovata la calma si sedette accanto a Camilla e le prese la mano. Era calda come la ricordava ma non dava alcun segno di reazione. Il medico capì la situazione e propose al ragazzo di restare con Camilla per quel poco tempo che era rimasto.

Il sole era tramontato completamente. Dopo poco arrivò anche la zia di Francesco che preoccupata disse "Che succede? Non ti trovavo da nessuna parte quindi ho chiamato tutti gli ospedali e..."
Mentre parlava la sua attenzione cadde sulla ragazza distesa nel letto e non potè trattenere le lacrime: anche lei improvvisamente ricordava tutto.

Erano quasi le 23 quando la zia si alzò di scatto con un'espressione serissima ed uscì dalla stanza. Francesco cominciò a sentire un grande vocìo per i corridoi. Si affacciò e vide sua zia tornare con una sedia a rotelle, seguita da un gruppo di infermieri che cercavano inutilmente di fermarla.

"Andiamo!", disse con tono deciso la zia "Le faremo vedere i fuochi d'artificio". Francesco e la zia caricarono Camilla sulla sedia a rotelle davanti agli occhi increduli degli infermieri che non cercarono nemmeno di bloccarli.

Salirono fin sul tetto a terrazza dell'ospedale giusto in tempo per festeggiare l'anno nuovo. I fuochi cominciarono ad illuminare il cielo e Francesco iniziò a ricordare quando da bambini lui e l'inseparabile Camilla guardavano i fuochi d'artificio.

Il rumore di quelle esplosioni gli rimbombava nel petto mentre stringeva la mano di Camilla sperando che quell'energia arrivasse anche a lei.

Lo spettacolo finì presto. Francesco rimase turbato, forse si aspettava che da un momento all'altro Camilla avrebbe riaperto gli occhi, ma di fronte a lui c'era solo la realtà di un corpo inerme. Una realtà che aveva consumato quel poco di magico che c'era nell'aria.

Rientrando il medico responsabile, che aveva assistito a tutta la scena, disse alla zia che avrebbero potuto andare a trovare Camilla quando volevano perché aveva deciso di opporsi al trasferimento della ragazza. Da quel giorno Francesco cominciò a passare il suo tempo con Camilla.

Francesco si trasferì permanentemente a casa della zia che aiutava anche con dei lavoretti in casa quando non doveva studiare. Ogni giorno Francesco portava Camilla al parco a vedere il tramonto, le raccontava le sue giornate, le leggeva libri e fumetti e le faceva ascoltare musica...

"Un giorno ti sveglierai, ne sono sicuro, e io sarò li con te."


Era il primo giorno di primavera e Francesco stava portando Camilla al parco. Arrivati nell'oasi verde vide un bambino ed una bambina giocare insieme e tenendo la mano di Camilla le disse "Guarda, sembriamo noi da piccoli.."
Francesco sentì la mano di Camilla stringere la sua e subito guardò il suo viso... i suoi occhi erano finalmente aperti.

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