Fiabe e racconti
Vita da... porcini
Racconto scritto da don Nereo
All'ombra di un giovane abete, tra una zolla di muschio e qualche pianticella di mirtilli, erano cresciuti assieme due porcini. Quando si cresce assieme non si può essere rivali, nemmeno se molto diversi. Solo più tardi, ideali e principi possono separare e creare barriere.
I nostri due amici, rovesciata dall'ampio cappello la zolla
appena sfondata, si salutarono:
«Ciao; io sono un Edulis, dal buon profumo e ottimo gusto. Tu sei molto bello».
«Grazie! Mi chiamo Satana. Ho bei colori e per difenderli ho dentro
tanto veleno. Così, per paura, nessuno mi tocca.»
«Già! Ma così servi a ben poco, solo a farti ammirare.
Io ho piacere di essere gustoso e saporito. Vedi? Sta arrivando una lumaca:
mangerà un mio pezzetto e sarà molto felice e avrà
vita assicurata».
«Bravo furbo! E intanto tu ti consumi. Io invece tengo molto a me stesso: tutti mi rispettano.»
«Però non mi sembra bello. Io preferisco aver tanti amici,
creature che fanno festa quando mi vedono e mi colgono.»
Intervenne l'abete:
«Sono giovane anch'io, ma non quanto voi. Ho sentito raccontare lo
scorso anno, caro Satana, che proprio qui è stato raccolto uno della
tua famiglia, forse per errore, e col suo veleno ha dato la morte a tre
persone e ha fatto piangere tanti loro parenti.»
«Sta loro bene! Dovevano lasciarlo in pace!», sbottò
Satana arrossando ancor più il gambo per la rabbia perché un
suo parente era stato privato della sua libertà.
«Non arrabbiarti, amico», aggiunse Edulis.
«Io non voglio esserti amico, se tu ti lasci mangiare; odio chi vuole
far festa a mie spese.»
Edulis lì per lì non seppe cosa rispondere. Attorno s'era
fatto silenzio al suono della parola «odio» gridata con voce
stridula da Satana.
Ognuno, infatti, nel bosco viveva per la gioia di tutti. I fiori
regalavano i colori alla luce e il profumo all'aria. Il terreno e il
muschio ospitavano mille operosi animaletti; gli abeti mormoravano la ninna
nanna delle notti dondolando dolcemente i nidi e gli uccelli trillavano le
sinfonie dall'alba al tramonto. Tutti regalavano qualcosa di sé. Nel
triste e pesante silenzio che seguì, la lumaca che puntava dritta
verso Edulis fece un ampio giro per evitare Satana e il suo acre odore.
Vedendola arrivare, Edulis azzardò con voce sommessa:
«Però... è bello essere utili nella vita!»
Un frastuono e un vociare lacerò quella calma. Due piedini
avanzavano tra lo scoppiettio di tanti rametti frantumati.
«Papà, mamma, eccone altri due...» E il bambino allungava
già la mano verso Satana.
«Luca, non toccarlo! Quello no, quello è velenoso. È destinato a restare solo e a marcire.»
«Anche questo?», chiese un po' deluso il ragazzino, indicando
Edulis.
«No, caro - rispose papà - Quello è un
magnifico e ottimo porcino.»
Gli occhi della famigliola contemplavano Edulis e parevano sorrisi.
«Un pezzettino ne lasciamo anche per la lumaca», disse il bambino.
Lei capì e rispose «Grazie»; ma Luca non la udì perché
pochi sanno il linguaggio degli animali e di tutte le creature.
Edulis, un po' per l'emozione, un po' per la gioia di far felici, chiuse gli occhi nel tepore di quelle mani e si sentì carezzare sul suo testone bruno.
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