Fiabe e racconti
Luce sulla paglia
Racconto scritto da don Nereo
C'era una volta un uomo cresciuto con poca istruzione religiosa e tanto provato dalla vita. Non credeva più né a Dio né al Paradiso. Di tanto in tanto gli capitava di dire un pezzo di «Ave Maria» perché la sua povera mamma lo aveva abituato a pregare così mattina e sera.
La Madonna, che si aggrappa anche a mezza preghiera per poter salvare i suoi figli, scrutava il cuore di quell'infelice per cogliere il momento di offrirgli speranza e salvezza.
Fu così che, nella festa dell'Immacolata, lei si presentò
all'uscio di quell'uomo, mentre, più infelice del solito, guardava
tristemente la gente che andava alla Messa e ascoltava il suono festoso
delle campane. L'uomo, un po' titubante, le aprì e la Vergine
gentilmente gli disse:
«Se tu vuoi, posso aiutarti a trovare la fiducia nella vita
e la serenità del cuore».
Il poveruomo che non desiderava altro, chiese cosa doveva fare e Maria
gli rispose:
«Siccome il tuo cuore è andato molto lontano, dovrai camminare tanto
fino a raggiungere la fonte della felicità. Ma coraggio; io ti
darò forza e ti guiderò...».
Così, il giorno stesso, l'uomo partì. Camminò giorno e notte, attraversando luoghi sconosciuti, sopportando la fame, il freddo, gli insulti della gente che lo cacciava via. Nulla poteva fermarlo perché voleva raggiungere, chissà dove e chissà quando, la felicità.
Camminò tanto e stava camminando in una fredda notte stellata quando al primo filo di luce all'orizzonte sentì lontano un dolce suono di zampogna. Era vicina l'alba del venticinque dicembre. Si diresse verso la melodia. Incontrò gente che veniva in senso inverso brontolando. Chi sghignazzava dicendo con sarcasmo: «Bah! Solo un povero bimbo, figlio di vagabondi... In una stalla... Altro che re!». Qualche altro, seccato, masticava tra i denti: «Dove sono andato a perdere sonno e tempo!».
Intanto il nostro uomo giunse alla fonte della musica e trovò... un bimbetto appena nato, avvolto in qualche panno e dormiente sulla paglia. Attorno c'era povera gente: la madre china sul piccino, il padre indaffarato a pulire, riscaldare e accogliere uno stuolo di pastori semplici e sorridenti. La giovane madre alzò il capo e l'uomo la riconobbe. Ma egli cercava la felicità e lì non la vedeva... Non capiva.
Maria gli si avvicinò e sorridendo gli disse: «Lavati gli occhi alla fonte qui accanto». E tornò dal figlio. L'uomo uscì, si guardò attorno, ma non vide fonti.
Nella penombra vide solo una povera donna appoggiata all'ingresso della
grotta, che sembrava guardare verso l'alba con occhi spenti e opachi come
quelli dei ciechi. Prima ancora che lui dicesse qualcosa, la cieca
sussurrò:
«Io mi chiamo Chiesa e custodisco la fonte della fede. Lavati!».
L'uomo vide un luccichio scendere dalla roccia fino a terra; si chinò e con quell'acqua si bagnò gli occhi, lentamente. Sentì entrargli in cuore una profonda pace e nuova energia. Aprì chi occhi e vide una pioggia di stelle scendere verso la grotta e illuminare il bambino e tutt'intorno. Vide l'amore immenso di Dio infinito che veniva in quella tenera carne di bimbo per starci sempre vicino. Capì che tutto aveva senso nella vita, perché Dio in quel Figlio gli ripeteva: «Ti amo, ti amo tanto». Sentì una gioia profonda scaldarlo tutto. Stava quasi per gridare dalla felicità quando... si svegliò e alzò il capo dal davanzale della finestra dove si era appisolato. Tutto era sparito, eccetto il tepore e la gioia che da dentro al cuore gli traboccavano dagli occhi.
Fuori passavano gli ultimi frettolosi ritardatari che andavano a Messa, mentre le campane davano gli ultimi rintocchi e l'organo diffondeva i suoi primi accordi dalla porta aperta sulla piazza.
Il nostro uomo, d'un balzo prese il cappotto, quasi di corsa fu in strada e s'avviò deciso verso la Chiesa.
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