Fiabe e racconti
Cometa, la stella di Natale
Racconto scritto da don Nereo
Piccoli amici, mentre scrivo nell'aria c'è già la poesia del Natale con il suono delle cornamuse. Non posso che estrarre dal mio sacco un racconto natalizio, tutto per voi, delicato e gentile come il Bambino del Presepio. Sapete già che tutti i personaggi del Natale hanno una storia meravigliosa; solo i grandi se lo sono dimenticato. Vi voglio ricordare la storia della Cometa.
COMETA, fra le tante stelle che sorridono in cielo, era senz'altro una delle più piccole e più giovani. Non tanto giovane da non aver sentito raccontare che ormai era imminente il viaggio del Figlio di Dio, loro Signore, sulla Terra. La data era fissata: la notte del ventiquattro dicembre...
Da giorni e giorni le stelle si preparavano: spolveravano la loro grande lampada, si vestivano a festa con ampi veli colorati che, volteggiando mentre provavano il maestoso ballo di gioia, rendevano lampeggianti i loro lumi.
E venne la notte del ventiquattro dicembre.
Negli spazi profondi sfrecciarono alcune schiere di angeli con trombe squillanti: precedevano il Figlio di Dio che attraversava il Cielo e scendeva sulla Terra, quella massa scura e piccola laggiù. Le stelle trattennero il respiro e guardarono, illuminando la notte.
Un arcangelo solenne annunciava con voce potente:
«Gloria a Dio, pace alla Terra! Gesù, Figlio dell'Eterno,
scende dagli uomini perché li ama.»
Dietro all'arcangelo veniva un cocchio costruito con l'arcobaleno e tirato da dodici cavalli di nuvola. Sul cocchio, Gesù.
«Ma è un uomo! Come un insignificante bambino della Terra!», esclamò una grossa stella. Tutte le altre guardarono sul cocchio, prima stupite e poi deluse: non si aspettavano di vedere il Dio maestoso ridotto a un povero bambino... Per la sorpresa dimenticarono di schierarsi come un lungo viale luminoso.
Solo Cometa, dal suo angolo piuttosto lontano, si slanciò per fare corteo a Gesù.
Le stelle vicine la afferrarono per i veli svolazzanti dicendole:
«Lascia andare! Non vedi? È solo un bimbo... come un piccolo
terrestre.»
Ma Cometa, divincolandosi e proseguendo la sua corsa, diceva:
«E che importa se ha l'umile aspetto di un bambino? È pur
sempre il Figlio di Dio. E poi, l'amore sa accettare anche le più
modeste sembianze; e l'amore è la cosa più grande
dell'Universo!».
E più le stelle la trattenevano, più lei si divincolava,
lasciando dietro a sé brandelli e lunghi strascichi dei suoi veli. E
continuava imperterrita, solo dispiaciuta che le altre sorelle non
sapessero riconoscere la grandezza di Dio che si fa piccolo per amore; e
anche amareggiata perché il cocchio ormai sfrecciava veloce lontano,
verso la Terra.
Si rassegnò a seguirlo a distanza e intanto la sua lunga coda di veli disciolti e strappati segnava come una strada, una direzione luminosa nel buio della notte...
Quella lunga coda di Cometa indicò la strada ai pastori, ai re dell'oriente e... a noi, amici, che la vediamo sorridere sopra i nostri presepi, sopra la grotta di Gesù.
Così Cometa è diventata la stella più importante e più felice.
È sempre così, miei cari: il più importante è chi sta vicino a Gesù!
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