Fiabe e racconti
A carnevale
Racconto scritto da don Nereo
Era l'ultimo giorno di carnevale.
Sapete come capita: tutti sono in festa, allegri e mattacchioni. Marco,
uscendo al mattino, incontrò una fata, ma di quelle vere, con tanto
di bacchetta magica, che gli esaudì un desiderio: sapere per tutto
quel giorno il linguaggio degli animali.
Dapprima fu divertente. Sentì il gallo «urlacchiare»:
«Sveglia, gente! È già giorno da un pezzo; ve l'ho
detto e ripetuto da alcune ore! Scommetto che qualcuno sta ancora a
poltrire nel letto. La figlia della mia padrona, a esempio. Ma guardate un
po'!».
Marco si mise a ridere, tanto che il povero gallo rimase come interdetto
a guardarlo a becco aperto. Poi, oltre lo steccato di un giardino, un
cagnetto ringhioso sembrava preso da isterismo contro un gatto:
«Bau, bau...Pussa via! Quante volte ti ho detto che non devi passare
sopra il mio muretto? Ti spellerei volentieri la coda se tu non fossi un
sacco di pulci.»
«Sacco di pulci sarai tu! - ribatteva il gatto andandosene con
sussiego - Sei un maleducato, un borioso e ti credi chissà chi,
perché possiedi un pezzo di giardino e una padrona che ti dà
i biscotti e ti porta a passeggio con un guinzaglio pieno di borchie
argentate!»
Marco si divertì meno e se ne andò pensoso. Udì
galline blaterone, che criticavano tutto e tutti; oche vanitose preoccupate
della loro linea. Due passeri litigavano, ingiuriandosi, di fronte a un bel
pezzetto di pane... E Marco pensava:
«Per fortuna non hanno braccia e mani per prendersi a schiaffi»
Ma ci ripensò subito perché avevano un becco robusto e
cominciavano a spennacchiarsi. Per poco, perché arrivò un
gatto randagio, di gusti facili, che, alla fuga precipitosa dei due
contendenti, addentò il pane e borbottò a bocca piena:
«Tra i due litiganti, il terzo gode!».
A sera, Marco concluse tristemente:
«Pensavo che il mondo degli animali fosse tutto bello, sereno e buono;
mi sembra, però, che anche lì sia come tra gli uomini. Chi
avrà dato lezione? Animali o uomini?». Poi ebbe l'ultima
lezione del giorno. Mentre ormai sonnecchiava davanti al televisore acceso,
sentì sotto la tavola il suo cane Blechi che sussurrava a Pufi, il
gatto accoccolato tra le sue pelose e calde zampe:
«Pufi, tocca a te iniziare la preghiera prima di addormentarti senza
dirla, come fa di solito il nostro padroncino Marco!».
Pufi iniziò:
«Signore del mondo, padrone di tutte le cose e dei nostri padroni, ti
ringraziamo perché anche oggi siamo stati fortunati: i nostri
padroni non ci hanno maltrattati, ci hanno dato cibo abbondante e una casa
riscaldata. Ti preghiamo di conservarceli e di farli felici.»
«Amen!», concluse Blechi. Marco si alzò in piedi con il
viso rosso di vergogna. Disse: «Buonanotte!» Qualcuno della
famiglia, senza girarsi, rispose: «Notte!».
Marco salì in camera, si inginocchiò a fianco del suo
lettino e cominciò:
«SIGNORE, STASERA HO ANCH'IO QUALCOSA DA DIRTI...»
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