Il Gomitolo

*Concepito in preda a uno dei miei attacchi per cui non posso fare a meno di scrivere *

Acqua.
L'acqua cadeva feroce eppure stranamente delicata sulle mie ferite ancora sanguinanti, cercando invano di lavare via i ricordi di un passato ormai troppo sordido per pretendere di essere cancellato.
Così, in una sorta di incomprensibile obnubilamento, continuavo per la mia strada.
Quella strada che non mi era nemmeno più tanto chiara, segnata da quei piccoli sassi sotto i miei deteriorati sandali che spesso mi ledevano la pelle, lasciando il ricordo di graffi e sangue, laddove una volta vi era
stata la candida dolcezza e l'inconsapevole innocenza di una bambina come tante altre.
Bambole, vestiti, castelli.
Ricordi confusi, imprigionati un un'aurea eterea che una volta splendeva nel mio cuore cercando di accendere una vaga speranza, una fiamma per cui avevo giurato di essere disposta ad ardere, e grazie alla quale ormai avevo capito che la vita non è altro che un baratro posto al centro dell'inferno: o collabori con Lucifero, o ti butti dritto nelle braccia del vuoto. Se avrà un fondo o continuerai a viaggiare con l'orribile consapevolezza del nulla non lo sai.
Ma devi scegliere.
E io ho scelto.